Ricordate la storia di Moto Guzzi che vi abbiamo raccontato qualche tempo fa? Dopo aver pubblicato, siamo stati contattati dalla signora Elena Bagnasco, la quale ci (anzi, mi) ha bonariamente redarguito circa alcune imprecisioni sulla storia della fondazione di Guzzi. Trattandosi, tuttavia, di fatti poco noti ai più, la signora Elena mi ha contestualmente perdonato e, al contempo, mi (anzi, ci) ha regalato un’avvincente intervista in cui ci racconta la vera storia della fondazione della casa di Mandello sul Lario. Ma chi è Elena Bagnasco? Continuate a leggere e scoprirete questo e molto altro. Ma tanto per cominciare, Buon Natale meraviglioso popolo dei lettori di TrueRiders.
“Io sono presidente dell’associazione Giorgio Parodi, una piccola realtà senza scopo di lucro con il fine ultimo di ricordare la figura imprenditoriale di Giorgio Parodi, e, oltre a questo, sono sua nipote, ovverosia la figlia di Marina, la più piccola dei figli di Giorgio. Mio nonno ebbe tre figli: Andrea, Roberto e Marina. Io sono quindi una delle discendenti dirette di Giorgio, insieme a mio fratello e ad alcuni cugini che, tuttavia, si occupano di tutt’altro. A me spetta l’onere di portare avanti le ricerche storiche sulla mia famiglia.”
Giorgio Parodi e Stefano Baglietto posano prima di un volo di guerra
“Sicuramente sono stati risultati interessantissimi. Premetto che è dal 2018 che svolgo ricerche regolari sulla storia di mio nonno e della Moto Guzzi, facendo una caccia costante in archivi pubblici e privati. E con un pizzico di fortuna (N.D.R.: la fortuna aiuta gli audaci!) ho trovato il quarto uomo della storia dell’inizio dell’azienda, ossia Stefano Baglietto, un carissimo amico di mio nonno che avrebbe dovuto partecipare a questa avventura. I Baglietto sono famosi per le loro imbarcazioni. Per me è stata una scoperta incredibile.”
La bacheca del Museo Guzzi ove è esposta la lettera di Manuelin al figlio Giorgio
“Sono partita da una frase, una semplice fra che il mio bisnonno, Emanuele Vittorio, scrive al figlio Giorgio nella lettera che viene considerata l’atto di fondazione di Moto Guzzi (N.D.R.: questa lettera è conservata ed esposta presso il Museo della casa a Mandello). Emanuele Vittorio chiude (N.D.R.: sulla lettera torneremo meglio più avanti) informando Giorgio che scriverà anche a un certo Canepa. Simone Canepa era il comandante della Maria I, il motoscafo (un 14 metri) che aveva permesso a mio nonno di arruolarsi durante la I Guerra Mondiale. Grazie all’immenso aiuto di un discendente di Simone, sono venuta a sapere che, oltre a essere comandante di imbarcazioni, egli svolgeva anche l’attività di collaudatore dei cantieri Baglietto.
Canepa era anche una persona di grande fiducia per la mia famiglia. Partendo da qui sono entrata in contatto con i Baglietto ed è emersa un’amicizia fortissima fra mio nonno Giorgio e Stefano Baglietto, con il quale aveva anche compiuto diverse azioni di guerra insieme. Non solo: anche le famiglie erano amiche e socie in affari nell’ambito della CIVES, la Costruzioni Idrovolanti Varazze e Scuola di pilotaggio, che sostanzialmente era un ramo della cantieri Baglietto che si occupava della costruzione di apparecchi e idrovolanti, i famosi FBA (Franco-British Aviation Company) per la Regia Marina.
“Per uno sfortunato caso del destino: ebbe un gravissimo incidente a gennaio del 1918. Rimase paralizzato e venne poi a mancare nel mese di ottobre del 1919 per le conseguenze del sinistro. Doveva far parte del gruppo. Questo ce lo raccontano i familiari di Stefano, ma anche dalle memorie storiche di suo padre, Pietro Baglietto.”
“Una delle strade che sto percorrendo è proprio per cercare di capire se e quanto la Baglietto sia stata coinvolta dopo la tragedia di Stefano, considerato che a Varazze avevano uno stabilimento all’avanguardia, proprio finalizzato alla costruzione di aerei e, in termini più generali, eventualmente anche di veicoli a motore. Non posso quindi escludere un coinvolgimento della Baglietto, anzi, avrebbe decisamente senso. Non dimentichiamo infatti che, al netto di fantasiose teorie e leggende metropolitane, non è mai stato certificato dove sia nato il primo prototipo prodotto da mio nonno Giorgio e Carlo Guzzi.”
La base di Grado dove i protagonisti si conobbero
“In realtà il legame fortissimo era fra Giorgio Parodi, Giovanni Ravelli e Stefano Baglietto, tutti piloti. Non dimentichiamo, infatti, che Carlo Guzzi era un maresciallo motorista in un’epoca in cui la differenza fra ufficiali e sottufficiali era abissale. Aggiungerei che le azioni di guerra in volo condivise da mio nonno con Ravelli e Baglietto avevano fatto nascere questa amicizia fraterna, un sodalizio che Giorgio volle ricordare usando l’aquila come simbolo della sua azienda, proprio in onore dei suoi fratelli piloti scomparsi (N.D.R.: Ravelli morì nell’agosto del 1919 durante un volo di collaudo). Con Guzzi ci fu un grandissimo rapporto di fiducia e una profonda stima professionale; non dimentichiamo infatti che Carlo Guzzi era un tecnico progettista eccellente, che aveva qualità tecniche e di progettazione eccelse. Guzzi disegnava egregiamente e a lui va il merito delle linee sinuose e accattivanti delle moto da loro prodotte.”
Su prototipo fanno bella mostra le lettere “G.P.”
“Esatto, il progetto prosegue e viene prodotta la G.P. 500, la prima Guzzi. La moto venne provata per la prima volta a Genova. Giorgio fece “accomodare” sul portapacchi della G.P. il papà Emanuele Vittorio come passeggero, immaginate un distinto signore, un industriale, in abito elegante a cavallo della motocicletta, e lo portò a fare il giro dell’isolato nel quartiere residenziale di Carignano, poco lontano dallo studio del notaio dove venne poi firmato l’atto di fondazione della Moto Guzzi. Terminato il giro di prova, l’espressione del mio bisnonno fu talmente straordinaria che tutt’oggi amiamo ricordarla in famiglia: <<Se voi pensate di far muovere il mondo con questo rumore sotto il sedere siete dei matti ma devo riconoscere che con le mie 2mila lire avete fatto un prodigio della meccanica. Andiamo avanti.>>
Fa sorridere perché al tempo il rumore della motocicletta veniva vissuto come un problema, quanto meno dai più attempati, mentre oggi sappiamo che non è di certo più così…anzi!”
“Esatto, rimase estasiato da questo prodigio della meccanica. In particolare, fu il motore a fare la differenza perché era estremamente innovativo e sfruttava diverse soluzioni di derivazione aeronautica, come la doppia accensione e il riciclo dell’olio. L’unica a sfruttare queste tecnologie al tempo era Moto Guzzi. Al tempo uno dei principali produttori di motori aeronautici e nautici era Isotta Fraschini; collaboravano anche con la C.I.V.E.S.”
Giusto, Carlo Guzzi era un tecnico di Isotta Fraschini che in guerra era maresciallo motorista del Regio Esercito. Aeronautica Militare, difatti, non esisteva ancora e sia la Regia Marina che il Regio Esercito avevano i loro reparti di aviazione, non dimentichiamo Francesco Baracca. Comunque, la G.P. fu la moto che fece la differenza, pensate che superava i 100 km/h, una velocità, per il tempo, quasi inimmaginabile.
L’assegno grazie al quale tutto ebbe inizio
“Corretto. Le prime 2mila Lire (una cifra attorno ai 30mila € odierni) li mette la mia famiglia. Più precisamente, si trattava di un piccolo capitale guadagnato da mio nonno grazie a due abbattimenti di velivoli nemici. Tuttavia, sempre nella famosa lettera, Emanuele Vittorio consiglia al figlio Giorgio, sebbene ardimentoso, ancora inesperto nel settore imprenditoriale, di non rivelare che il denaro è suo ma di dire che glielo ha prestato lui, così da dargli titolo per controlla l’operazione. Non solo: il mio bisnonno, scafato imprenditore, chiede a mio nonno notizie circa un debito contratto da Ravelli con lui. Insomma, il vecchio “Manuelin” aveva l’occhio lungo e voleva tenere un occhio su tutto l’affaire Guzzi. Ma anche successivamente, per l’avviamento dell’azienda Moto Guzzi il capitale fu messo interamente dalla famiglia Parodi, che rimase proprietaria sino al 1969.”
“Il motivo è piuttosto semplice e va ricercato nel carattere schivo che caratterizzava mio nonno. G.P. erano anche le sue iniziali ed egli, resosi conto che l’errore era dietro l’angolo, decise di lasciare l’onore del nome esclusivamente a Guzzi, in qualità di progettista, e di non comparire; aggiunse l’aquila come stemma (universalmente riconosciuto come l’emblema di tutti i piloti civili e militari e, non a caso, è anche il fregio di Aeronautica Militare), in onore degli amici Baglietto e Ravelli, piloti scomparsi. Fu una scelta coerente con i suoi princìpi ma che, oggi, sarebbe decisamente impensabile. Pensate che il suo nome di battaglia era “Lattuga”, uno dei vegetali più umili.”
“Oggi, in una società basata sull’immagine, sarebbe impensabile. Al tempo, probabilmente, si badava di più alla sostanza.”
“Sì e infatti oggi riequilibrare la storia diventa complicato.”
“Assolutamente sì. Mi preme anche ricordare un’altra figura fondamentale per l’azienda, quella di Angelo Parodi, un cugino di mio nonno. A lui, ingegnere navale, il merito della realizzazione delle fitta rete vendite. Immaginate che si traferì a Mandello del Lario e comunicava con la sede di Genova tramite un ponte radio di loro proprietà. Sapete qual era l’identificativo? Paromar (Parodi Mare).”
Sì, effettivamente lo è. Vi do un’altra chicca. Esiste un Angelo Parodi anziano, ovverosia il mio trisavolo, capostipite della storia imprenditoriale dei Parodi. Era un imprenditore nel settore ittico e il suo stemma, neanche a dirlo, era proprio un aquila. Diversa nella grafica, ma pur sempre un’aquila. Da commerciante di pesce ha realizzato un impero basato sul pesce, arrivando a comprare diverse tonnare sia all’estero che in Italia. Da qui e dall’esigenza di trasportare il pesce, i Parodi diventeranno armatori. A tutto questo si aggiunse poi la Moto Guzzi e un’altra azienda di produzione di motori di Emilio, con sede a Varazze. Su tutto questo ho pubblicato un libro nel 2021.
“Sarà un vero piacere. Auguri di Buon Natale a tutti voi e tutti gli amici lettori di TrueRiders!”
Credit foto:
Archivio privato famiglia Parodi-Bagnasco
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Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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