Ogni moto custodisce un pezzo di vita di chi l’ha guidata. Certe moto riescono a raccontarla anche quando il proprietario non c’è più. Come se facessero rivivere la sua storia, con le avventure, imprese, sogni. È il caso di una Moto Guzzi appartenuta a un personaggio di culto del rock americano, non così conosciuto al grande pubblico, ma che è entrato nel cuore di chi lo ha scoperto grazie alla sua moto.
Mark Linkous alias Sparklehorse, foto Danny Clinch (1995).
Mark Linkous, meglio conosciuto come Sparklehorse, ha avuto una carriera all’ombra della notorietà, ma per la scena alternativa e indipendente degli anni ’90 è stato un mito. Un mito mancato troppo presto, nel 2010, quando si è tolto la vita a soli 47 anni.
Dopo 4 album apprezzatissimi dalla critica, e collaborazioni importanti (Tom Waits, P.J. Harvey e John Parish, Radiohead, Daniel Johnston, Julian Casablancas degli Strokes, Nina Persson dei Cardigans, David Lynch, Danger Mouse, Vic Chesnutt e tanti altri…) la sua musica continua a risuonare e, seguendo le tracce della sua moto, è arrivata anche a persone che altrimenti non l’avrebbero mai conosciuto.
Ma andiamo per ordine e iniziamo dalla sua storia, che si intreccia a quella delle sue moto.
Sparklehorse amava le moto in maniera viscerale, tanto che il nome d’arte che si è dato (che si può tradurre come “cavallo scintillante”) era una metafora per rappresentare la motocicletta.
“A horse, a horse, my kingdom for a horse”, queste sono le prime parole della prima canzone del suo primo album. Non solo una citazione di Shakespeare (Richard III) ma molto di più. Il cavallo (horse) è una parola molto ricorrente in tanti testi dell’americano – spesso ermetici, surreali, simbolici – e sta a rappresentare con ogni probabilità la sua moto, che non a caso si può vedere in diverse foto di repertorio e in alcuni videoclip.
La band al completo in garage, con le moto sullo sfondo. Foto Timothy Saccenti
Mark Linkous (1962) sin da giovane inizia a passare le giornate in sella, insieme ai suoi amici e al fratello minore Matt, lungo le strade della Virginia. Nei suoi anni più irrequieti entra anche in una gang di motociclisti, The Pagans, (“Gli Hells Angels non scherzavano tanto con i Pagans” racconta). Appassionato di musica, insegue la carriera rock andando a vivere a New York e Los Angeles, ma l’avventura con la prima band Dancing Hoods non porta i risultati sperati.
Tornato in Virginia, si dedica al suo progetto personale Sparklehorse, progetto che fa capo completamente a lui, benché teoricamente una band. Collaboratore quasi fisso, come batterista e polistrumentista, è il compagno di viaggi in moto Scott Minor. Le sue canzoni malinconiche, fragili, sofferenti, diventano l’avanguardia dell’indie americano post-grunge. Dal 1996 al 2006 pubblica quattro album, Vivadixiesubmarinetransmissionplot, Good Morning Spider, It’s a Wonderful Life, Dreamt for Light Years in the Belly of a Mountain. Ottiene un successo spesso circoscritto a una nicchia di estimatori, ma ciò non gli nega di essere elogiato dalla critica e stimato dai colleghi più famosi come autore e produttore.
Durante la carriera si trova a combattere molte battaglie: il recupero da un incidente che ha rischiato di paralizzargli le gambe, la riabilitazione dopo una dipendenza da sostanze, la lotta contro la depressione che non ha mai mollato mai la sua presa. Ma non abbandona mai la sua passione per i viaggi su due ruote. La coltiva con le sue Moto Guzzi: una Eldorado del ‘72, una V7 che lo vediamo guidare in questo servizio apparso sulla televisione olandese, una 1000s del ‘93 che compare in molte sue foto…
Alla guida della Moto Guzzi 1000s. Foto tratta dal sito di Sparklehorse.
…e chissà quante altre ha guidato, comprato, o semplicemente desiderato.
In un’intervista a NME del 1999 Mark Linkous esprime tre desideri:
Avere un figlio, poter realizzare album apprezzati, e avere una delle nuove Moto Guzzi V11 Sport…
Molti desideri rimarranno incompiuti: si toglie la vita a 47 anni, nel 2010, lasciando la moglie Teresa.
Di sicuro, tra i sogni realizzati, ci sono gli album apprezzatissimi. Oltre ai quattro della sua discografia, riscuotono consensi anche i due dischi postumi. Nel 2010 esce un album insieme a Danger Mouse e ad altri nomi importanti, Dark Night of the Soul; nel 2023 esce un disco che era già pronto per essere pubblicato quando era ancora in vita: Bird Machine.
Un’altra foto di Mark Linkous, tratta dalla pagina Facebook.
Per quanto riguarda le moto, non sappiamo con precisione quante ne abbia avute, ma hanno sicuramente avuto un piccolo ruolo nel perpetuare la sua musica e arte. Come vedremo, grazie agli amici di gioventù che le hanno acquisite dopo la morte, la storia di Sparklehorse è continuata anche nella cerchia dei motociclisti.
È sui forum di guzzisti che seguiamo il “viaggio” che la musica di Sparklehorse continua a percorrere. Nel topic del forum americano Wild Guzzi si può seguire la storia del ritrovamento di una sua moto, che porta alla riscoperta della sua musica anche tra i riders.
Ciò che accade è molto semplice. Un appassionato (EldoMike è il nome nel forum) nel 2018 compra una vecchia Moto Guzzi 1000s da quella che si rivela essere la moglie di un amico di Mark Linkous. Da lei appunto scopre che era appartenuta a Sparklehorse. Un artista di cui l’acquirente non aveva mai sentito parlare, ma capisce subito che dietro la moto c’è la storia di una vita intensa.
Alcuni utenti del forum conoscono vagamente il musicista, altri per nulla. Qualcuno inizia a incuriosirsi alla storia e ad ascoltare la sua musica.
Successivamente la moto viene ceduta a un altro collezionista di Guzzi (Dave Swanson nel forum) che la restaura e la riporta all’aspetto originario. Ogni passo del restauro è minuziosamente documentato nel topic dedicato. Il risultato è splendido.
La Moto Guzzi 1000s Sparklehorse restaurata da Dave Swanson via Postimages
Il nuovo proprietario si mette in contatto con gli amici del cantante, che gli raccontano più particolari sul vecchio amico musicista. Gli spiegano come una strana riga sulla marmitta sia stata prodotta da un deragliamento nella ghiaia durante un acquazzone improvviso. E soprattutto gli raccontano l’entusiasmo di Mark nel momento in cui l’aveva comprata.
Durante il lavoro di ripristino della moto, e dell’immancabile collaudo, l’interesse del nuovo proprietario corre continuamente alla vita e alla musica di Mark Linkous. Scopre quanto l’artista sia stato stimato e ammirato da colleghi, giornalisti e cultori di musica indipendente. Scrivendo la sua esperienza su un altro forum specializzato, in un topic dedicato alla musica preferita dei motociclisti, riassume in poche parole un mondo di emozioni:
Devo essere sincero: non avevo mai sentito parlare di Sparklehorse finché non ho comprato la moto di Mark. Ho passato un po’ di tempo a conoscere meglio Mark e la sua band, gli Sparklehorse, attraverso ricerche su Internet e sono rimasto stupito da quanti video di Sparklehorse ci sono su YouTube. Ho acquistato alcuni dei suoi CD e ho iniziato a riprodurli mentre sistemavo la sua vecchia moto. Ascoltare Mark cantare e suonare mentre lavoravo sulla sua vecchia moto ha sicuramente aggiunto una dimensione extra all’emozione.
La moto appartenuta a un artista ha esercitato il suo potere: ha diffuso la sua musica nelle persone che ha incontrato, ha creato legami tra persone, ha reso eterna l’arte di un cantautore.
Sparklehorse non diventò mai una star, non visse una vita serena, e non fu mai espressione del rock potente ed epico che spesso è associato alle canzoni sulle moto. Ma probabilmente non esiste musicista che abbia coltivato una passione così forte e autentica per il suo “cavallo scintillante”, vera e propria estensione di se stesso tanto quanto lo era la sua chitarra.
Sono l’unico che può guidare questo cavallo, fin laggiù…
It’s a Wonderful Life (2001)
Mark Linkous sulla sua Moto Guzzi 1000s. Foto dalla pagina Facebook di Sparklehorse
Scrivo di viaggi e musica - che a volte sono la stessa cosa.
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