Se pensavate di entrare nella storia facendo il giro del mondo in moto mi dispiace deludervi perché dovrete trovare un altro sistema per entrare nei libri per la scuola. Questa impresa, infatti, è già stata compiuta da colui che viene considerato, a gran voce, l’ultimo grande avventuriero: il suo nome è Emilio Walter Eduardo Alfredo Scotto ma tutti lo conoscono solo come Emilio Scotto, l’argentino che in sella alla sua Honda Gold Wing 1100 Interstate ha percorso ben 735.000 km a spasso per il pianeta terra, esplorando luoghi civilizzanti e non, in un tempo in cui non esistevano tanti marchingegni tecnologici che sicuramente gli avrebbero dato un grande aiuto.
In sella a una grande moto e, in parte, in compagnia della sua ragazza (divenuta moglie durante il viaggio) Emilio ha compiuto un’impresa epica, tutt’oggi ricordata dal mondo del web e anche dal Guinness Word Record, che gli ha tributato, alcuni anni fa, il prezioso riconoscimento. Ma ora, basta con i preamboli e andiamo dritto al sodo!
Un’impresa iniziata in Argentina sulla Ruta 40
Curiosità e voglia di avventura hanno spinto il nostro Emilio, quel 14 gennaio 1985 durante una calda estate argentina, a salire in sella alla sua Honda Gold Wing 1100 Interstate con soli 300 dollari, nessun esperienza ma decisamente tantissima voglia di crescere. E così, all’età di 31 anni ancora non compiuti, il viaggiatore argentino è partito per questa epica traversata, che lo ha visto impegnato per ben 10 anni, attraverso 214 Paesi, ovunque vi fosse un essere umano, parafrasando le stesse parole del protagonista di questa storia. E così ha puntato la prua della moto (e viste le dimensioni della Interstate “prua” è più che adeguato) verso sud e ha iniziato a ridiscendere il proprio continente, attraverso le piste amazzoni e le strade non certo accoglienti della Terra del Fuoco.
Come una pallina magica, ha poi invertito la rotta, attraversando tutta l’America del Sud, per poi affrontare quella del Nord e attraversare le grandi civiltà degli USA e del Canada. Proprio negli USA, grazie a una raccolta fondi promossa da una TV locale, Emilio riuscì a racimolare un bel gruzzoletto e un biglietto aereo (anzi due, uno anche per la moto) per proseguire il viaggio alla volta dell’Europa
Sbarcato in Germania (era il 1987), Emilio puntò verso il nostro Bel Paese, riuscendo addirittura a essere ospitato da Maradona in persona, in quell’anno arrivato al Napoli fra il giubilo generale dei tifosi, e a consegnare una lettera nella mani di Sua Santità, al tempo Giovanni Paolo II. Una volta esaurito, piuttosto in fretta, l’Europa, l’argentino a due ruote fece rotta in Africa, esplorandola in ogni dove per circa due anni, per poi tornare in Spagna, sistemare la “Princesa Negra“, affettuoso nomignolo per la Gold Wing, e puntare in Asia.
La meravigliosa cornice del matrimonio fra Monica ed Emilio: il Taj Mahal
Qui, nel 1989, Emilio si ricongiunge con la sua ragazza, cercando di farsi perdonare, visto il veloce saluto con cui l’aveva liquidata agli inizi del 1985 (la leggenda narra che disse di uscire a comprare le sigarette); e quale modo migliore se non sposarla addirittura nel Taj Mahal? Da quel momento (1991) Monica fu al fianco del marito (anzi, più correttamente dietro come zavorrina) in questo viaggio dal sapore unico e antico.
L’avventura proseguì ancora in giro in moto attraverso il mondo, fino a concludersi nel 1995, 10 anni e 735.000 km dopo, alla dogana argentina dove, a causa di un incongruenza nel permesso internazionale rilasciato per un solo anno, Princesa Negra venne sequestrata. Una volta rilasciata, il 2 aprile 1995 Emilio e Monica fecero ritorno a casa loro. Ma cosa può fare un uomo che ha viaggiato ininterrottamente per 10 anni? Semplice: organizzare viaggi in tutto il mondo! Attività che Emilio, ancora oggi, porta avanti con grande impegno e competenza.
Emilio e Princesa in un momento desertico
Prima di salutarci, non potevamo non dedicare qualche riga all’altra protagonista di questo giro del mondo in moto: Princesa Negra. Prima di diventare un mito, Princesa era una Honda Gold Wing 1100 Interstate come ce ne sono tante altre: propulsore 4 cilindri boxer da 1.085 cc di cilindrata e 81 cv, al tempo la moto ideale per affrontare un’impresa di tal guisa. La Gold Wing era nata 10 anni prima e Princesa apparteneva già alla seconda generazione, quella presentata nel 1980. Rispetto alla prima, nata con lo scopo di far viaggiare ma ancora molto ispirata alle grosse naked anni ’70, la Interstate era munita di una generosa carenatura, sormontata da un grande parabrezza, e un capiente tris di valigie. Insomma, la 1100 Intestate è decisamente la prima Gold Wing dell’era moderna, caratterizzata, tuttavia, da quelle piacevoli cromature stile anni ’70 che la rendevano moderna e classica allo stesso momento.
Moderna ma ancora con numerosi dettaglio cromati la Interstate
L’avventura di Princesa ed Emilio ha decisamente contribuito a far nascere il mito della Honda Gold Wing come moto perfetta per affrontare ogni tipo di viaggio. Che dire, una gran bella pubblicità per Honda, completamente a costo zero!
Credit foto:
Emilio Scotto – Wikipedia
Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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