Ormai siamo abituati a vederla in strada ma nel 2005, quando venne presentata al Salone di Milano, la Ducati Hypermotard stupì il mondo delle due ruote, lasciando gli appassionati letteralmente a bocca aperta. La Hypermotard, che sancì l’ingresso della casa di Borgo Panigale nel segmento motard, oggi è entrata a pieno titolo fra le grandi classiche di casa Ducati, insieme a Multistrada, Monster e a tutte le supersportive che hanno fatto la fortuna del marchio nostrano. E questo Ducati lo sa bene tanto da arrivare a produrre la terza serie e a lasciarla nel proprio listino per 16 anni consecutivi. Ma andiamo a scoprire, fedeli al nostro stile di TrueRiders, passato e presente di questa vera iperbole del motociclismo.
La prima serie sbalordì il mondo delle due ruote
Appena presentata e la Hypermotard non ha atteso per incassare i primi successi, tanto da aver guadagnato il titolo di moto dell’anno 2005 quando era solo allo stadio embrionale di concept. E come dare torto a chi le ha attribuito il prestigioso riconoscimento! La prima serie, entrata in produzione solo nel 2007, era un vero piacere per gli occhi e per la guida. Si presentava nella sua più minimale purezza, lasciando impudicamente scoperta una il telaio in tubi a traliccio e una meccanica da urlo: motore bicilindrico a “L” da 1078 cc, ereditato dalla Multistrada, capace di erogare 90 cv e quasi 103 Nm di coppia; numeri che oggi suonano quasi noiosi ma che “in quel tempo” erano da capogiro, soprattutto se rapportati ai soli 178 kg di peso.
Nel 2009 si aggiunse la sorella piccola: la 796
Per la trasmissione Ducati aveva puntato sulla tradizione montando un cambio a 6 rapporti con frizione multidisco a secco (con il suo caratteristico “tin tin tin”) e catena. L’unico elemento di design presente era il fanale con il parafango anteriore, molto simile al becco di un rapace. Il posteriore era invece caratterizzato da un monobraccio con i due possenti scarichi in uscita sotto la sella, anch’essi degni eredi della Multistrada. Insomma, un vero gioiellino su due ruote che fece capire al mondo che in Ducati la direzione del vento stava virando.
Scompaiono gli scarichi sotto il codone
Già nel 2009 la gamma era stata ampliata con la sorella piccola della 1100, la 796 (che in realtà aveva un cilindrata di 803 cc), oltre a una discreto numero di Evo, SP e compagnia cantante. Ma la seconda serie vera e propria della Ducati Hypermotard venne presentata solo a novembre 2012. La novità principale fu il motore, il nuovissimo bicilindrico a “L” 821 Testastretta, che andava a rimpiazzare i più datati 1100 e 796. Il telaio restava il solito a tubi in acciaio, ma con la novità dello scarico laterale, soluzione forse un po’ più scontata della precedente ma in linea con l’evoluzione delle moda. Scompariva anche l’iconica frizione multidisco a secco, marchio di fabbrica ma ormai obsoleta, in favore di una più affidabile multidisco a bagno d’olio.
Ma in Ducati non stanno mai fermi e solo 4 anni dopo il motore 821 venne sostituito dal più grosso 939, sempre della famiglia Testastretta. Ultima chicca della seconda serie fu la Hyperstrada, una variante pensata per il turismo con qualche piccola modifica in quella direzione.
Ritorno al passato nel design, ma grandi evoluzioni in fatto di elettronica
Nel 2018 venne presentata la terza serie, tutt’ora a listino. Equipaggiata dal nuovissimo bicilindrico da 937 cc Testastretta 11°, capace di erogare quasi 115 cv e una coppia di 98 Nm. Immancabile il telaio a traliccio in tubi in acciaio e c’è un ritorno al passato con i due scarichi sotto la sella. La linea resta sempre estremamente minimal, fedele al progetto originario. Ovviamente, la dotazione elettronica negli anni è cresciuta esponenzialmente, rendendo la Hyper, a richiesta, molto più docile dei primi modelli. Il prezzo non è economico ma neanche stratosferico: a partire da 12.690€.
Saliamo in sella a un prima serie della Ducati Hypermotard per farvi felici ma, soprattutto, per far felici noi stessi. La sella è alta e la posizione del manubrio è tale da avere la schiena dritta e stare molto alti, tipico della guida motard. Il peso non è un problema, la Hyper da ferma si manovra come una bici. Appena premiamo su “start” il 1078 si mette in moto producendo un suono ritmico e armonico; tuttavia, è lo scampanellio della frizione a secco il vero protagonista del sound della Hyper 1100. Prima innestata con un sonoro “clack” e si parte. Il gas va gestito con accortezza e moderazione, se non si vuole subito alzare la moto o, peggio, scomporla.
L’accelerazione è bruciante e l’erogazione del bicilindrico è piena già dai 3000 giri. L’effetto on-off, ereditato dalla Multistrada, qui è amplificato grazie alla cura dimagrante che ha fatto perdere circa 30 kg alla Hyper rispetto alla cugina, rendendo le uscite di curva un vero parco giochi. Ma occhio, le perdite di aderenza sono dietro l’angolo e quindi siate delicati con la rotazione del polso, soprattutto nelle marce più basse. I rettilinei con lei sono solo una noiosa parentesi fra una curva e l’altra, vero territorio di caccia di questo insaziabile rapace. Il misto stretto, infatti, è decisamente il suo habitat, dove la strada è un continuo susseguirsi di destra-sinistra senza soluzione di continuità. Percorriamo alcuni km, sorridendo a ogni piega. Poi ci fermiamo, spegniamo tutto, togliamo il casco e respiriamo l’aria calda che sale dalle testate: sì, oggi è decisamente una gran bella giornata.
Credit foto:
Hypermotard 1100, 796 e 821 -Wikipedia
Hypermotard 937
Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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