È una decisione che, sotto varie forma, era già stata presa in passato. Ma la Dolomiti ZTL si preannuncia come l’ennesima idea che, se da un lato vuole favorire un ecosistema fragile e complesso, dall’altro rischia di rendere molto difficile la vita ai mototuristi.
Il progetto ha un intento nobile: ridurre le emissioni inquinanti attraverso un progetto di riduzione del traffico che guarda anche all’appuntamento olimpico di Milano – Cortina 2026. A favorire la nascita di questa idea è stato un accordo tra più enti: le tre province dolomitiche di Belluno (Veneto), Bolzano e Trento, il Ministero dell’Innovazione Tecnologica e quello delle Infrastrutture, attualmente guidato dal senatore Matteo Salvini.
Più che di una zona a traffico limitato, dovremo iniziare a parlare di low emission zone, ovvero zona a emissioni (inquinanti) ridotte. Il progetto verte sulla riduzione progressiva dell’impatto ambientale del traffico automobilistico e motociclistico. Come avverrà tutto ciò? Attraverso più passaggi progressivi:
La “Low emission zone”, che ha l’obiettivo di tutelare il Sellaronda – e in prospettiva tutto l’arco dolomitico-alpino, prevede inoltre altre azioni. Tra queste:
L’idea è quella dunque non di bloccare il traffico dei turisti, che rappresentano un elemento fondamentale per l’economia di zona. Piuttosto, le dichiarazioni dei politici evidenziano la necessità di arrivare all’appuntamento con le Olimpiadi 2026 con un forte approccio green.
Per Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, “il Gruppo del Sella è uno dei gruppi dolomitici più importanti per richiamo turistico sia estivo sia sciistico. Avere un monitoraggio che parte dalla georeferenziazione dei livelli di traffico è una cosa che ancora mai nessuno ha fatto. Significa avere flussi ben codificati, valutare le potenzialità di parcheggi scambiatori finalizzati al massimo sfruttamento di un’intermodalità che comprenda nel progetto di mobilità ogni possibilità dal il trasporto pubblico fino agli impianti di risalita. È un lavoro importante che si rivelerà un vero plus in funzione dei Giochi Olimpici invernali del 2026. Per quell’appuntamento mondiale che vedrà protagoniste le Dolomiti, infatti, dobbiamo presentarci con modelli innovativi”.
Un esempio di come potrà funzionare la Dolomiti low emission zone ce lo dà il Lago di Braies, zona dove gli effetti del cambiamento climatico e del turismo di massa sono già evidenti. Qui, l’amministrazione comunale ha deciso di inserire un numero chiuso, che corrisponde alla capienza massima del parcheggio del lago di 800 posti. Se i limiti si applicano ad auto e moto, non valgono invece per ciclisti e chi preferisce muoversi con i mezzi pubblici.
Non è vera, almeno allo stato attuale, la notizia di accesso su prenotazione. L’ufficio stampa della Provincia di Trento, in un comunicato stampa, ha fatto sapere che il progetto verte sulla ottimizzazione e regolazione dei flussi di traffico. Oltre, ovviamente, a incentivare la mobilità green, aumentare le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, ampliare i parcheggi e favorire l’uso dei mezzi pubblici.
Insomma: le Dolomiti come modello di turismo sostenibile, ma a quale costo? Lo scopriremo a partire dal 2024.
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