Dimenticato in MotoGP e dominatore in Superbike: la storia di Alvaro Bautista, eterno (quasi) 40enne

Dimenticato in MotoGP e dominatore in Superbike: la storia di Alvaro Bautista, eterno (quasi) 40enne

Maria Grazia Spinelli  | 10 Ott 2023  | Tempo di lettura: 4 minuti
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Nel mondo delle corse motociclistiche, i nomi di alcuni piloti risplendono ed entrano nell’Olimpo del motociclismo. Valentino Rossi, Casey Stoner, Marc Marquez, Jorge Lorenzo e tanti tanti altri hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della MotoGP. Ma nel panorama delle corse su due ruote, esistono anche campionati differenti dal Motomondiale, con un fascino unico e protagonisti che hanno lasciato e continuano a lasciare il segno. Gli appassionati di motociclismo non possono non conoscere il Mondiale Superbike e, di conseguenza, non possono non aver mai sentito il nome di Alvaro Bautista.

1 La carriera di Bautista in MotoGP

Nato il 21 novembre 1984 in Spagna, Alvaro Bautista ha iniziato la sua nel Motomondiale nel 2002, con due wildcard nella classe 125cc. Ci sono volute tre stagioni tra alti e bassi prima che il suo talento esplodesse, finché nel 2006 è arrivato il primo Titolo, con il team Aspar. Come tradizione spesso vuole, almeno in tempi recenti, alla vittoria del campionato è seguito il passaggio di classe, con il salto in 250cc. Non è mai arrivata la vittoria Mondiale nella classe di mezzo, ma con sette vittorie in tre stagioni, Alvaro non ha mancato di dimostrare quel talento che ti fa accedere al sogno di tutti i motociclisti: la MotoGP.

Nella classe regina, Bautista ha affiancato Loris Capirossi nell’iconica Rizla Suzuki, squadra nella quale è rimasto per due stagioni, prima di passare al Team Gresini. Con la squadra faentina ha cambiato molti compagni di squadra (Pirro, Staring, Redding, Melandri) e due moto: prima la Honda RC213V e poi la Aprilia RS-GP. È nel 2017 che la sua strada si incrocia per la prima volta con quella della “rossa” di Borgo Panigale: Alvaro viene messo sotto contratto dal team Aspar (poi ridenominato Angel Nieto) e per due stagioni è alla guida della Desmosedici. Ma il vero battesimo arriva a Phillip Island, quando viene chiamato dalla squadra ufficiale per sostituire nel GP d’Australia l’infortunato Jorge Lorenzo e veste per la prima volta la tuta rossa.

Tuttavia, nonostante le sue prestazioni solide, il pilota spagnolo non è mai riuscito a emergere come un nome di primo piano nella MotoGP. La competizione feroce e le sfide tecniche delle moto lo hanno tenuto lontano dalla gloria tanto agognata e il suo miglior risultato nella classifica mondiale è stata una quinta posizione nella stagione 2012.

2 La svolta in Superbike

Pensandoci bene, però, più che alla MotoGP il rosso Ducati è legato alla Superbike. Così, nel 2019, Alvaro Bautista ha compiuto un passo audace nella sua carriera, trasferendosi nel campionato mondiale delle derivate di serie. Ha firmato con il team Aruba.it Racing Ducati, portando con sé l’esperienza accumulata in anni di MotoGP. La sua decisione si è rivelata giusta perché, tra sviluppo della moto e esperienza in pista, la stagione è iniziata davvero in maniera clamorosa. Nel suo primo anno in Superbike, Bautista ha stupito il mondo delle corse motociclistiche vincendo le prime undici gare, superando il leggendario Carl Fogarty nel record di vittorie consecutive. Il pilota spagnolo sembrava essere rinato, dominando la scena con autorità, ma sembrava andare tutto troppo bene. La sua corsa verso il titolo mondiale WSBK si è interrotta nel corso della stagione quando ha iniziato a incontrare una maggiore resistenza da parte dei suoi avversari, il “cannibale” Jonathan Rea in primis, che lo hanno portato a vacillare. Gara dopo gara si sono accumulati tanti errori che hanno portato il 2019 del team Ducati a veder sfumare una vittoria che mancava da tempo.

Nel biennio 2020-2021 è passato in Honda, con la Casa giapponese che lo aveva messo al centro di un progetto di rinascita nel campionato SBK. Due stagioni opache chiuse in posizioni non interessanti lo hanno fatto tornare “all’ovile” Ducati nel 2022.

3 L’eterno (quasi) 40enne

Sedici gare vinte, 601 punti e 38 anni: questi i numeri del Mondiale (ri)portato a Borgo Panigale da Alvaro Bautista nel 2022. Senza, ovviamente, contare tutti i record che ha infranto nel corso di una stagione che ha avuto il sapore di rivincita. Non contro gli avversari, ma contro sé stesso, che sapeva di avere la stoffa del campione, ma non era ancora riuscito a dimostrarlo. Anzi, si era fatto scappare dalle mani un campionato vinto, imperdonabile per i tifosi, ma ancora più per lui.

La vittoria della Superbike è arrivata nell’anno in cui Ducati ha vinto tutto ciò che si poteva vincere: la MotoGP con Pecco Bagnaia dopo 15 anni dalla vittoria di Stoner e la Superbike che mancava dal 2011 di Carlos Checa. Una vittoria che invece di far placare Alvaro, ha ridato vigore al fuoco dei campioni, portandolo a dominare la prima parte del 2023. Fra poche settimane la resa dei conti: sarà bis o dovrà cedere nuovamente il posto al più giovane Toprak Razgatlioglu? Lo scenario dell’ultimo Round sarà la sua Spagna e sicuramente il calore del pubblico sarà dalla sua parte.

E se anche non dovesse andare come si spera a Bologna, Bautista già ha rinnovato per l’anno prossimo… non prima di andare a fare un wild card in MotoGP in Malesia. Perché alla fine si torna sempre dove si è iniziato, anche solo per un saluto e vedere che aria tira. E chissà che l’eterno ragazzino non abbia in serbo qualche sorpresa.

Le immagini contenute nell’articolo provengono sito www.worldsbk.com. Tutti i diritti riservati

Maria Grazia Spinelli
Maria Grazia Spinelli


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