Qual è la definizione di iconico? Per l’enciclopedia Treccani, questo aggettivo derivante dal greco eikonos (immagine) vuol dire “conforme all’immagine del simboleggiato”. Ma cosa vuol dire iconico per un motociclista? È un percorso con un trionfo armonico di curve e di paesaggi a 360 gradi, è l’emozione di risalire un passo di montagna e passare, in un attimo, da 30 a 10 °C e scoprire che luglio è diventato marzo. È vivere un’avventura adrenalinica o lasciarsi cullare da percorsi amici, di quelli che vanno fatti almeno una volta a stagione, come un pellegrinaggio laico al quale è difficile sottrarsi. E poi ci sono loro, i 5 posti iconici per i biker di tutta Italia. Diversissimi uno dall’altro, per panorama e per motivazioni, ma uniti dal fil rouge della passione a due ruote.
La passione delle due ruote si può vivere in solitaria, certo, e forse è il modo più autentico di viaggiare in moto. Ma le nostre nonne dicevano che “anche la regina ha bisogno della vicina“. E quindi, entra in gioco lui, il Passo del Muraglione. Meglio ancora, il Passo dell’amicizia. Perché si chiama così? All’ombra del suo grande muro, voluto dal Granduca di Toscana, ci si ripara dal vento forte e si fa amicizia, si incontrano rider provenienti da ogni parte d’Italia – e non solo – e ci si rifocilla prima di ripartire verso Firenze o la Romagna.
Ci hanno fatto credere che la Sardegna fosse un’isola. Di quelle senz’anima, solo spiagge e discoteche, yacht e mirto per brindare dopo cena. Tutte fake news, notizie di regime! Lo sapevate che in Sardegna ci sono persino le montagne? Scherzi a parte, la seconda isola più grande del Mediterraneo è una sorpresa straordinaria per chi si accinge ad affrontarla rinunciando, almeno in parte, al cliché del sole cuore amore di Valeria Rossiana memoria. Come sfatiamo il mito? Con la SS125, l’Orientale Sarda, 209 km di puro piacere per un paradiso iconico, rigorosamente Bikers only!
Lo Stelvio è un po’ come Silvio Berlusconi, salvo l’immortalità. C’è chi lo ama, c’è chi lo odia. Del resto, sono entrambi da record: il premier più longevo dell’Italia repubblicana e il passo più alto dell’Italia geografica. Sopra quota 2700 metri ci si dimentica della quotidianità e si entra in una dimensione al limite del metafisico: l’aria è più rarefatta, il paesaggio è un coacervo di picchi più o meno innevati, i cartelli stradali pieni delle dannate etichette. E poi ci sono loro, i tornanti, croce e delizia. Possono non piacere, difficilmente lasciano indifferenti. E sono, sicuramente, iconici.
Maranello sta alla rossa su 4 ruote come Borgo Panigale sta alla rossa su 2 ruote. Se non ci capite nulla di matematica, no worries. Sicuramente sarete più ferrati, anzi Ferrari sui motori: è proprio dalla città modenese che provengono le automobili italiane più famose, ed è proprio dal sobborgo bolognese che provengono le moto italiane più famose. Ducati Panigale non è solo un modello di due ruote, è un simbolo dell’italianità. Una capitale italiana del motociclismo che si tinge delle imprese di Pecco Bagnaia, Casey Stoner, Loris Capirossi. Ah, una visita al Borgo Panigale Experience e Museo è praticamente d’obbligo.
Uscita dalla Pit lane del circuito del Mugello
Lasciata l’autostrada – che sollievo! – che da Firenze porta a Bologna, prendiamo verso est. Passiamo il Lago di Bilancino, attraversiamo Scarperia e San Piero, ed eccolo apparire in tutta la sua magnificenza motoristica. Il Circuito internazionale del Mugello, Mugello Circuit per dirla all’inglese, non è solo una pista: curva Arrabbiata, curva San Donato, curva Borgo San Lorenzo. Sono nomi che risuonano alla mente, alle orecchie, ai timpani di chi al rombo delle Ducati (e delle Ferrari) è abituato, ma soprattutto vuole vivere l’adrenalina di uno dei circuiti più amati non solo d’Italia, ma del mondo intero.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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