Il Monte Nerone è uno dei monti più conosciuti dell’Appennino umbro-marchigiano, e si trova nella provincia di Pesaro-Urbino. Un luogo vivo tutto l’anno, tra impianti sciistici che si animano d’inverno, e sentieri escursionistici da esplorare in estate. E, soprattutto, una mèta perfetta per un bel viaggio in moto alla conquista di questa cima a 1525 metri di altitudine.
Boschi di lecci, faggi, cerri, popolati da daini, scoiattoli, volpi… e gli immancabili cinghiali. Un massiccio calcareo dal paesaggio variegato, fatto di grotte, cascate, pareti verticali, formazioni carsiche di rilevanza geologica riconosciuta in ambito nazionale e internazionale. Salendo questa vetta degli Appennini puoi godere di panorami mozzafiato: il percorso in moto ti immerge nel verde rigoglioso e selvatico delle Marche.
Un itinerario abbastanza breve, che si può concludere in una mattinata andata e ritorno. Fare il Monte Nerone in moto è per chi vuole conquistare una vetta panoramica con una “scalata” non troppo lunga. Mettersi in viaggio in un giorno feriale è ancora meglio, perché troverai poco traffico sul tuo percorso.
La partenza alla volta del Monte Nerone in moto è dal casello di Marotta della autostrada A14.
L’itinerario passa nell’entroterra delle Marche, in direzione Monte Porzio e San Lorenzo in Campi, percorrendo la SP424 fino a Pergola. Si prosegue in direzione di Cagli, incantevole borgo lungo l’antica via Flaminia alle pendici del monte Petrano, dove il torrente Bosso si unisce al Burano.
Lasciando la cittadina di Cagli alle spalle si prosegue in direzione Secchiano, Eremita, Pian di Polea e Pianello, il borgo ai piedi del Monte Nerone. Da Pianello si sale verso i 1525 metri del Monte Nerone, la cui vetta scompare solitamente dietro le nuvole. Un percorso che culmina allo spiazzo dove si trovano i ripetitori della Rai.
Fare il Monte Nerone in moto non vuol dire solo scalare strade, curve e tornanti, ma anche fermarsi a esplorare luoghi che, come tanti scenari del centro Italia, colpiscono i visitatori per la bellezza selvaggia e incontaminata.
Bellezze naturali ma anche di incantevoli borghi storici. Vale la pena fare qualche sosta per visitare i luoghi più belli: ti diciamo quali sono!
Le pendici del Monte Nerone regalano anfratti spettacolari ai visitatori che hanno la curiosità di addentrarsi nei boschi. In particolare, la zona è nota per la presenza di grotte carsiche e cascate naturali.
Tra le grotte più belle: la Buca delle Tassare (la più profonda delle Marche), la Buca Grande (o Buca della Neve), la Grotta degli Orsi (che prende il nome dai tanti scheletri di orso ritrovati in queste caverne). Molto particolare è la Grotta del Drago: durante l’inverno dalla sua piccola apertura si vede uscire un getto di vapore, che assomiglia allo sbuffo di un drago. Altre grotte interessanti: quella dei Cinque Laghi che ospita dei laghi sotterranei, e la Grotta dei Prosciutti dalle grandi stalattiti sospese come tanti prosciutti appesi a stagionare.
E le cascate? Danno il meglio di sé nelle stagioni umide. Le rocce calcaree, permeabili all’acqua, nascondono in parte i corsi d’acqua tra suolo e sottosuolo, ma le strette gole del Monte Nerone stupiscono all’improvviso con alte cascate, come quelle del Rio Vitoschio, del Fosso della Cornacchia, di Pian dell’Acqua e del Fosso Pisciarello.
Da segnalare l’arco di roccia chiamato Foro della Madonna, o anche Balza Forata, nella Val d’Abisso. Secondo la leggenda, il foro sarebbe stato prodotto dalla stessa Madonna che, volando sopra il Monte Nerone, avrebbe perforato la roccia per raggiungere il vicino santuario di Santa Maria in Val d’Abisso, passando indenne tra pietre e tizzoni ardenti lanciati da pastori spaventati dall’apparizione.
Una visita consigliata è a Pergola, nell’ex convento di San Giacomo, risalente al ‘400, per ammirare i Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola. Un gruppo statuario equestre romano composto da due cavalieri, due cavalli e due donne, l’unico in bronzo dorato dell’epoca romana rimasto ad oggi.
A Cagli, che si trova alle pendici del Monte Nerone, da non perdere l’Abbazia di San Pietro di Massa, la cui origine risale all’anno 830, che all’inizio della sua storia ha avuto notevole importanza, ma nei secoli è stata anche teatro di conquiste e saccheggi. Da visitare è anche il cuore del borgo storico, con la piazza Maggiore e il Palazzo Pubblico duecentesco.
Visitare i dintorni del Monte Nerone è anche un’ottima scusa per gustare le specialità tipiche di questa zona delle Marche: il tartufo e la birra artigianale.
In particolare il tartufo è un ingrediente molto ricorrente nei ristoranti della zona specializzati nella cucina tipica. Ottimi piatti a base di tartufo si trovano al ristorante La Gioconda di Cagli, un nome che non è nuovo agli appassionati di programmi di cucina: è il ristorante che nella trasmissione Sky “4 Ristoranti” di Alessandro Borghese ha vinto il premio come miglior ristorante con menu al tartufo di Acqualagna.
Nell’area del Monte Nerone, per l’eccellente qualità delle acque provenienti dalle sorgenti, sono sorti molti birrifici artigianali, spesso premiati nei più importanti contesti internazionali. Ecco i principali: Birra Amarcord a Pian di Molino, Birrificio del Catria a Fossato, Tenute Collesi ad Apecchio (che è soprannominata “città della birra” per la sua tradizione di birre artigianali e la produzione di orzo di qualità).
L’origine del nome “Monte Nerone” rimane oggi un mistero, ma esistono diverse ipotesi che potrebbero spiegare questo appellativo.
L’ipotesi “storica” è quella che ricorda il console romano Gaio Claudio Nerone, che qui avrebbe radunato le sue legioni prima della Battaglia del Metauro (207 a.C.) in cui sconfisse i cartaginesi di Asdrubale Barca. Altri storici fanno risalire la proprietà del monte alla nobile Famiglia Negroni di Urbino.
Alcuni abitanti ritengono che fu nominato in questo modo quando, in seguito a un terremoto, uscirono fumate nere dal Fosso dell’Infernaccio.
Secondo una teoria molto accreditata, questo era anticamente luogo di venerazione del dio “Mars Nero”. “Nero” nella lingua dei popoli umbri, significava valoroso, sanguinario. Una statuetta del dio Marte fu ritrovata durante i lavori di costruzione del centro trasmissione RAI sulla vetta.
Un’altra leggenda parla di un certo Domizio Nerone, nascosto nelle grotte del monte per paura della vendetta di Giove che lo aveva minacciato di morte con un fulmine. Quando un giorno di sole uscì allo scoperto, apparì una nuvola, dalla quale Giove scagliò un fulmine uccidendolo.
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