C’è una regione che più di altre racconta la storia della Sardegna, sia quella antica che la più recente, ed è l’Iglesiente.
Piccola sub-regione nella provincia del Sud Sardegna, bagnata dal Mar Mediterraneo, è da sempre al centro dell’attenzione degli storici. La sua evoluzione, sia territoriale che culturale, è una sorta di cartina tornasole di come l’isola dei Nuraghi si sia evoluta.
Viverla in moto presuppone fermarsi ad ammirare complessi nuragici, siti minerari, percorrere strade a picco sul mare. Insomma, lasciarsi conquistare da tutto il bello che la Sardegna ha da offrire.
La continuità degli insediamenti umani nell’Iglesiente – e più in generale in tutta la Sardegna – si fa risalire già al VI millennio avanti Cristo. Non è ben individuato il modo con il quale i primi abitanti popolarono la Sardegna, ma è facile immaginare che avvenne nel corso dell’ultima glaciazione. A quel tempo, infatti, tra Sardegna e costa della Toscana c’era solo un minimo tratto di mare, facilmente attraversabile.
Lo sviluppo della cosiddetta civiltà nuragica nella regione di Iglesias è evidente nei numerosi complessi archeologici, come quello di Seruci o le domus de janas a San Benedetto.
Con l’avvento della dominazione romana – della quale il Tempio di Antas è traccia privilegiata – si incrementa ulteriormente l’attività mineraria. La zona è stata per secoli terra privilegiata nell’estrazione di zinco e piombo.
Il sito di Montevecchio, nel quale l’estrazione dei minerali ha oltre duemila anni di storia, è stato per decenni la più importante miniera d’Europa. La progressiva trasformazione del settore energetico ne determinò una sempre maggiore irrilevanza economica, fino alla chiusura del 1991.
Oggi l’Iglesiente, in un tentativo di consolidamento economico non facile, si affida alle sue ricchezze storiche per valorizzare il comparto turistico.
Storicamente, l’Iglesiente corrisponde a un’ampia fetta di territorio che unisce Buggerru e Teulada, Iglesias e Pula. Oggi il territorio, che occupa parte della valle del Cixerri, si riconosce intorno a tredici comuni:
Alto Iglesiente o Guspinese
Basso Iglesiente o Sigerro (Cixerri)
L’intera zona dell’Iglesiente ha una superficie complessiva di poco superiore ai 1500 chilometri quadrati, per una popolazione di 95 mila abitanti. Il comune più alto è Arbus (314 m s.l.m.) e il più basso è Buggerru (30 m s.l.m.).
Un giro turistico dell’Iglesiente non può prescindere dalla visita agli antichi siti minerari della Sardegna. Si inizia da Montevecchio (tra Guspini e Arbus), che ospita il Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna.
Quella che un tempo era la maggiore miniera europea ospita ancora oggi edifici ottimamente conservati deputati alle attività produttive e non solo. Montevecchio è un museo a cielo aperto dell’industria mineraria, che per secoli fu motore economico formidabile.
Molto interessante il Palazzo della Direzione della miniera, splendido edificio neoclassico del 1877, così come i Cantieri di levante.
A Iglesias meritano una visita la storica Cattedrale e il Castello di Salvaterra, inserito nel sistema difensivo delle Mura pisane. Nella zona marittima della cittadina c’è Porto Flavia, un edificio a picco sul mare che apparteneva alla miniera di Masua.
Questo porticciolo, costruito proprio su uno sperone di roccia, permetteva di caricare agevolmente i materiali estratti sulle navi, qui trasportati con una Decauville. Parte della sua (allora triste) fama si deve a Gabriele D’Annunzio, che visitò come giornalista di Cronaca bizantina il sito nel 1882, descrivendo la misera condizione di vita e lavoro dei minatori sardi.
La natura marittima dell’Iglesiente fa bello sfoggio di sé nella roccia del Pan di Zucchero, le Dune di Pistis e nella candida spiaggia di Scivu.
Breve ma intenso. Lo abbiamo detto tante volte e non ci stuferemo di ripeterlo: non è la lunghezza che fa bello l’itinerario. Ed è il caso anche del percorso dell’Iglesiente in moto, 86 chilometri con partenza da Domusnovas e arrivo a Iglesias.
Nel mezzo, raggiungeremo Gonnesa e percorreremo la splendida panoramica che da Fontanamare raggiunge Buggerru passando per le zone vicine alla costa.
Da qui proseguiremo per Portixeddu per poi rientrare verso l’entroterra. Qui ci attendono Fluminimaggiore, Sant’Angelo e Iglesias.
Partiamo da Domusnovas, dove ci concediamo una visita alla grotta di San Giovanni, monumento naturale nazionale. Splendido sito roccioso, con le sue pareti d’arrampicata, era un tempo percorribile anche in moto, ma oggi la si può attraversare unicamente a piedi.
Prendiamo la SS130 in direzione di Gonnesa, che raggiungiamo in appena 19 chilometri. Qui si trovano alcune delle spiagge più belle e ampie della Sardegna, come Sa Punta e S’Arena, che guardano verso Porto Paglia.
Un brevissimo tratto di entroterra ci riconduce al mare di Fontanamare, dove lunghi tratti sabbiosi sono frequentatissimi nei mesi più caldi.
La SP83 segue tutto il profilo costiero da Fontanamare fino a Portixeddu: un tratto ricco di curve e scenari di autentica bellezza sarda. Meritano la sosta Masua, con il Porto Flavia e Buggerru, dove ammirare il panorama della Cala Domestica.
Da qui, Fluminimaggiore dista solo 15 chilometri. È proprio nel suo territorio comunale che incontriamo il Tempio di Antas “Sardus Pater”, il padre dei sardi, esempio di architettura classicheggiante ottimamente conservato. Imperdibile la visita a Su Mannau, lunga 500 metri e profonda 23: la grotta è visitabile da turisti e speleologi, con diversi livelli di difficoltà.
Prima di raggiungere Iglesias (25 chilometri) attraversiamo l’entroterra dell’Iglesiente, fermandoci ad ammirare il bel Lago Corsi e arrivando così a destinazione.
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