Il verde intenso dei prati riparati dalle altissime vette del Parco nazionale del Gran Paradiso. L’azzurro straordinario, quasi accecante, di due piccoli laghi artificiali ma belli come se fossero stati creati da Madre Natura in persona. Un luogo dove osano le aquile, ma anche gli amanti delle due ruote, perché il Colle del Nivolet ha perso quasi subito la sua originale funzione di strada “da cantiere”, ed è divenuta un vero sogno ad occhi aperti. A senso unico, abbastanza lontana dai soliti itinerari, ma ricchissimo di un fascino che la montagna regala e che in questo particolare contesto è ancora più bello da ammirare.
Il nostro itinerario alla scoperta del Colle del Nivolet prende il via da Torino. Da qui, prendiamo la SP25 e la SP23, toccando la zona del canavese fino a Rocca Canavese, che dista 33 chilometri. Si prosegue per Pont Canavese e si devia così sulla SP460, fino ad arrivare a Ceresole Reale, sulla quale domina il bello scenario del Lago di Ceresole. Inizia da qui la scalata, lungo la SP50, al Nivolet, che si conclude dopo circa 20 chilometri.
La strada che porta sulla vetta del Colle del Nivolet è molto più recente di quanto si pensi. Fu infatti realizzata nel 1931, in piena epoca fascista. A quel tempo si diffuse, a macchia d’olio in tutta Italia, la realizzazione di laghi artificiali e impianti idroelettrici. L’obiettivo di ottenere energia elettrica senza ricorrere a fonti straniere cambiò radicalmente la geografia italiana. Non fece eccezione la zona di Valsavarenche, dove vennero realizzati due nuovi laghi: Serrù e Agnel. Per collegarli al fondo valle, però, c’era bisogno di una strada asfaltata capace di far transitare anche mezzi pesanti.
Nacque così la salita al Colle del Nivolet, 18,5 km di percorso che superano poco più di mille metri di dislivello. Ceresole Reale si trova a 1.580 m s.l.m., il Nivolet raggiunge i 2.612 m s.l.m. L’arrivo fino in vetta fu giustificato da Renzo Videsott, presidente del Parco nazionale del Gran Paradiso, con l’opportunità di portare turismo fino in quota. Certo, a quei tempi le automobili erano poco diffuse, e le moto ancor meno. Ecco perché oggi, quasi un secolo dopo, l’accesso al colle è rigidamente regolamentato, soprattutto in ottica ambientale.
La strada del Nivolet non può considerarsi un passo vero e proprio, poiché sale dal crinale piemontese, sforando in territorio valdostano, senza tuttavia ridiscendere. La costruzione della strada asfaltata vino a Valsavarenche, che doveva realizzarsi negli anni Settanta, fu bloccata dalle pressioni ambientaliste. Il tratto valdostano è mozzato, fermandosi in uno sterrato presso Croce dell’Arolley, a circa 11 chilometri da Valsavarenche.
Dunque, per ricapitolare:
Il Colle del Nivolet è la 18esima strada più alta d’Europa, la quinta unicamente in territorio italiano dopo Torre del Filosofo, Sommeiller, Stelvio e Gavia. Ciclismo, escursioni, turismo stellare. C’è un po’ l’imbarazzo della scelta quando si parla di motivi per visitare il Colle del Nivolet. Su tutti c’è però una natura mozzafiato, che alterna paesaggi brulli tipici dell’alta quota a verdi radure di montagna.
La salita, che rimane accessibile solo nei mesi estivi (indicativamente tra giugno e ottobre), per il resto dell’anno è completamente bloccata dalla neve. Ecco perché in molti d’inverno la scelgono per lo sci di fondo o per le ciaspolate, che tra Piemonte e Valle d’Aosta sono estremamente popolari. In estate si sale sulla vetta in moto, a piedi o in bicicletta. Proprio come è successo nel 2019 durante il Giro d’Italia, che per la prima volta è arrivato fino al Lago Serrù, a quota 2243 m s.l.m. Per chi ama le escursioni, invece, sul Nivolet ci sono due rifugi alpini: il Città di Chivasso a 2604 metri e l’Albergo Savoia a 2534 m s.l.m.
Dal Chivasso si può risalire verso le numerose vette della zona, fino ai 3445 m s.l.m. della Cima dell’Aouillé o ai 3438 del Taou Blanc.
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