Appennino ligure, ma siamo in Emilia-Romagna? Succede, quando il protagonista è il Passo dello Zovallo. Una zona, quella delle tre regioni, dove i confini politici si intersecano a quelli geografici e rendono l’orientamento – salvo fatta eccezione per la cartellonistica stradale – piuttosto complessa. Eppure il piacere della montagna è anche quello di perdersi e ritrovarsi, di lasciarsi andare ad esplorazioni che cambiano improvvisamente rotta e percorso. A noi di TrueRiders piace raccontarvi le destinazioni disegnando un itinerario, e lo faremo anche in questo caso, ma poi sta a voi scegliere la vera strada da seguire. E anche qui, lungo il nostro amatissimo Appennino, non faremo eccezione.
Una U rovesciata: ecco il nostro itinerario che tocca il Passo dello Zovallo, partendo e tornando sulla Riviera di Levante. Sì, perché la nostra partenza è da Chiavari, una cittadina fortemente legata alla storia d’Italia. Da qui, infatti, provenivano le famiglie di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, due dei padri dell’Italia unita. La bella località marittima, con i suoi palazzi di rappresentanza, prosegue verso l’entroterra aprendosi in nuovi scenari. Gli stessi che ci aspettano in questi 143 chilometri di itinerario, da coprire (soste escluse) in 3-4 ore circa.
Il primo tratto dell’itinerario percorre la Provinciale 586 in direzione nord, inerpicandosi tra le prime “avvisaglie” dell’Appennino ligure. Tappa intermedia è Santa Maria del Taro, che raggiungiamo in 35 km e dopo aver attraversato il confine ligure-emiliano.
Ci troviamo nelle immediate vicinanze del Passo del Bocco, che da qui dista appena 6 chilometri. Elegante, il piccolo centro storico di questa frazione di Tornolo merita sicuramente una breve visita. Deviando verso il Monte Penna, con il suo celebre Rifugio Casermette, il nostro itinerario inizia a farsi strada verso il Passo dello Zovallo, che raggiungiamo in 36 chilometri. La strada è tipica, nelle atmosfere, a quelle di montagna della zona ma non presenta particolari difficoltà.
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La Provinciale 654, che prosegue fino a Piacenza (passando anche per Grazzano Visconti), è la direttrice del valico. Noi deviamo una volta giunti in cima, tornando indietro e proseguendo poi per Santo Stefano d’Aveto. Siamo tornati in Liguria, ma non quella marittima che conosciamo. La località infatti sorge a oltre mille metri d’altezza. Dominata dal Groppo Rosso, con le sue rocce sporgenti e brulle, è un significativo esempio di quell’entroterra ligure che troppo spesso rimane in secondo piano.
Da scoprire in città il Santuario della Madonna di Guadalupe, suggestivo edificio degli anni Venti e unico in Italia dedicato a Nuestra Señora de Guadalupe, come viene venerata nella regione spagnola dell’Extremadura. Dopo una pausa a Brignole, la nostra avventura sul Passo dello Zovallo prosegue di filato fino al Mar Ligure, concludendosi infine a Rapallo. Località esclusiva rivierasca, da qui è possibile concedersi una breve escursione fino all’Abbazia di San Fruttuoso, sito storico-religioso tra i più fotografati in Italia grazie ai suoi scorci vista mare.
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Il Passo dello Zovallo è tra le direttrici più alte dell’Appennino ligure, quella fascia di montagne che unisce Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana. A 1405 m s.l.m. è infatti significativamente più alto di alcuni suoi ‘colleghi’, come la Bocchetta di Altare (459 m), il Passo della Cisa (1041 m), mentre è poco più basso del Passo del Tomarlo, che arriva a 1485 m. Proprio il Tomarlo, come lo Zovallo, si trovano sotto l’amministrazione territoriale della provincia di Parma, alla quale appartengono in tutto o in parte. Lo Zovallo, però, svolge il suo intero percorso (16,5 km e una pendenza massima dell’8%) in Emilia-Romagna, non ‘valicando’ in Liguria, e limitandosi alle province di Parma e Piacenza, nel cuore della Val Nure. Il tragitto unisce tre comuni: Bedonia, Ferriere e Santo Stefano d’Aveto.
Piacevole per i ciclisti e gli escursionisti, la zona del Passo dello Zovallo è ricca di spunti per chi voglia scoprirla con un’attitudine sportiva, in moto o meno. Se per due volte il valico è stato affrontato dal Giro d’Italia, nel 1989 e nel 1994, questo si deve soprattutto alla lunghezza della strada, che però con le sue numerose curve affronta i dislivelli senza particolari difficoltà. Un’ottima notizia anche per i riders che potranno così godersi scorci e panorami senza preoccuparsi di picchi di pendenza eccessivi.
La strada, peraltro, pur trovandosi ad altezze rilevanti non viene chiusa nei mesi invernali ed è peraltro foriera di gite fuori porta anche oltre la tradizionale “finestra” estiva. Se volete lasciare un attimo da parte la moto, sappiate che questa è la zona giusta. Le vette del Monte Bue e del Monte Nero, poco lontane, sono facilmente raggiungibile con percorsi escursionistici facili e dalle durate brevi (2-3 ore massimo). Merita una visita il Lago Nero, un piccolo laghetto glaciale situato a 1450 metri d’altezza, dal quale esce il fiume Nure, che dà il nome alla valle. In inverno il lago è ghiacciato, e se lo strato superficiale lo permette ci si può anche camminare sopra: un’esperienza unica!
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito TrueRiders portando avanti la mia passione per le moto e lo sport
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