Cantato da Carlo Emilio Gadda, amato da ciclisti e motociclisti: è il Passo delle Capannelle, un interessante valico degli Appennini abruzzesi.
La strada, che si inerpica tra il Gran Sasso e i Monti della Laga, percorre quella che viene definita la Strada Maestra del Parco, e che collega Montorio al Vomano con Aminternum.
Il percorso del Passo delle Capannelle prende il via da Campotosto, bella località dell’Abruzzo montano che sorge nei pressi dell’omonimo lago. Nonostante non sia molto conosciuto, questo specchio d’acqua – di circa 14 chilometri quadrati – è il secondo lago artificiale più grande d’Europa. La sua genesi risale alla prima parte del Novecento, quando tre dighe furono innalzate per permettere il funzionamento delle vicine centrali idroelettriche. Di forma a V, ha due rami, quello di Campotosto e quello di Mascioni.
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Prendiamo la SR577 che costeggia il Lago di Campotosto lungo tutta la sponda orientale, e iniziamo a percorrere i circa 24 chilometri che ci separano dal Passo delle Capannelle. La strada non è particolarmente difficoltosa, si percorre con facilità e permette di ammirare le vette del Gran Sasso in lontananza.
Una volta oltrepassato il valico la strada si fa più tortuosa, poiché aumenta in maniera significativa il dislivello che scende verso il tratto aquilano. Si prosegue lungo la SS80, giungendo in altri 24 chilometri a L’Aquila, capoluogo abruzzese.
Passo delle Capannelle di notte
Gran Sasso, Campo Imperatore e Paganica. Sono solo alcuni dei luoghi legati al percorso del Passo delle Capannelle, strada d’autore che si dirama nel cuore pulsante dell’Abruzzo. A 1.300 metri sul livello del mare e con una pendenza massima del 6%, il valico si estende lungo una lunghezza complessiva di 60 chilometri, mettendo in comunicazione diretta Montorio al Vomano e Arischia. Più in generale, però, la SR577 si inserisce nel magnifico contesto naturale che collega Amatrice e L’Aquila, due città legate dalla memoria dei distruttivi terremoti del 2009 e 2016, che hanno provocato centinaia di morti e distruzione in queste due storiche città appenniniche.
Un percorso che ricalca, almeno in parte, quello delle Capannelle risalirebbe addirittura all’epoca romana: la Via Cecilia, infatti, metteva in comunicazione Amiternum (L’Aquila) con Interamnia (Teramo).
Terra di transumanza, sulla quale erano presenti delle piccole capanne dei pastori (da qui il nome), fu per molto tempo terreno di “caccia” per i banditi. Qui, infatti, si concentravano i percorsi di chi doveva spostarsi da una parte all’altra del Gran Sasso, e dunque gli attacchi erano all’ordine del giorno.
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