Solo uno sprovveduto potrebbe sottostimare la bellezza dell’Abruzzo in moto, soprattutto se il valico in questione è quello di Forca Caruso. La pregevole ‘salita secondaria’ della Marsica e della Valle Peligna, immersa in un contesto panoramico perfetto, soprattutto durante i mesi estivi.
È proprio col risveglio della stagione, infatti, che si ammira tutto il bello del Tetto degli Appennini – del resto, non siamo molto lontani dal Gran Sasso e da Campo Imperatore. Qui gli altopiani, circondati da rilievi “morbidi”, sembrano voler abbracciare le strade e i riders che le percorrono.
La forca prende il suo nome dall’uso antico di chiamare così le strade che “bucavano” le montagne. Considerando anche l’origine romana del percorso, non c’è dunque da stupirsi del suo nome e del ruolo strategico al quale ha asservito per secoli.
Attraverso questo valico, che passa per parchi eolici, borghi e città e per gran parte dell’anno è transitabile, scopriamo un nuovo tratto della regione forte e cortese e ci immergiamo in un perfetto itinerario da fine settimana.
Pronti a partire?
Circa 90 chilometri, per questo anello della Marsica e del Fucino che ha come focus principale la Forca Caruso. Partiamo da Aielli, il borgo dei murales sugli Appennini, e seguiamo la SS5 (Via Valeria Tiburtina). Il primo tratto, di 18 chilometri, è quello che porta fino al valico, ed è il più interessante di tutto il percorso.
Una volta scollinata la Forca Caruso, ridiscendiamo in direzione di Cocullo – la città dei Serpari – e tramite la SP9/SP60 siamo in 16 chilometri all’Olmo di Bobbi. Altri 15 chilometri ci separano da Pescina: SP60 verso Monte della Selva, poi deviamo sulla Provinciale 17 e la SS83.
A Pescina, ricostruita dopo il terremoto del 1915, ammiriamo il bel centro storico prima di tagliare per l’altopiano del Fucino. Dove un tempo c’era uno dei più grandi laghi italiani, oggi è tutta area coltivabile. Il tratto, in gran parte rettilineo, ci porta ad Avezzano in 26 chilometri.
Porta dell’Abruzzo per chi viene dal Lazio, anche Avezzano merita una visita approfondita, prima di compiere gli ultimi 10 km (SR5) verso Celano e il suo castello. Da qui, chi viene da Roma, può riprendere la A24 per rientrare nella Capitale.
La storia di Forca Carusa è così lunga che ci vorrebbe un libro per raccontarla tutta. Pare che un collegamento tra le montagne dell’Appennino abruzzese esistesse infatti già 3000 anni fa. Furono i Romani – e chi, se no? – a rendere poi questa strada più accessibile, inserendola nel collegamento tra Roma e Aternum. Il nome forse vi dirà poco, ma è il nucleo originario dell’attuale Pescara. In pratica, gli imperatori romani anticiparono di almeno due millenni le attuali A24 e A25.
Infatti, il passo era parte integrante della Via Tiburtina Valeria che, dal 286 a.C., collegava Roma a Tivoli, proseguendo per Alba Fucens, Collarmele, Marruvio arrivando al Mar Adriatico.
Fu proprio la Torano-Pescara a rendere meno utile, dal 1978, questo valico appenninico, che così venne restituito al turismo su due e quattro ruote. Per i motociclisti, infatti, arrivare quassù è un vero piacere, e come dargli torto?
Forca Caruso arriva a 1107 m s.l.m. allo scollinamento. Il valico è piuttosto facile da percorrere, grazie alla pendenza media del 3,3%. Larga parte del percorso ha una pendenza del 3-4%, che scende all’1% all’altezza di Collarmele e addirittura è negativo tra i chilometri 9 e 9,5. Il punto più ripido arriva al 6,7% di differenziale.
Il dislivello è di poco inferiore ai 400 metri (382 m).
La zona attraversata dalla Forca Caruso è particolarmente ricca di punti d’interesse, e un giro da queste parti è quanto di più completo ci sia.
Quasi del tutto abbandonato dopo il 1915, Aielli è oggi uno dei tanti borghi dipinti d’Italia. Qui però l’arte di strada ha un approccio diverso, perché racconta la storia del luogo e richiama gli amanti della street art da tutto il mondo, con il festival Borgo Universo. Imperdibili i murales che riproducono il testo di Fontamara, celebre volume di Ignazio Silone.
Se volete arrivare ad Aielli in moto, ecco l’itinerario giusto.
Vittima dell’enorme devastazione del terremoto del 1915, Avezzano ha saputo mantenersi al centro dell’Abruzzo grazie alla produzione agricola, in particolare quella delle patate. La bella località dista poco più di un’ora da Roma, ed è dunque una meta ideale per un weekend in moto. Tante le chiese e i santuari da visitare, molti dei quali si devono alla famiglia Torlonia, che possedette per secoli terre da queste parti.
La piana del Fucino è il grande spazio coltivato, nel cuore degli Appennini, prosciugato definitivamente solo nell’Ottocento e dove un tempo sorgeva un enorme lago. Pensate, ci sono così tanti campi che il Fucino produce duemila tonnellate di patate l’anno, più che in ogni altra zona singola in Italia.
Il Castello Piccolomini di Celano lo si ammira dalla ferrovia o dall’autostrada, ed è il simbolo di questo borgo abruzzese. È uno dei “monumenti nazionali” d’Italia, ospita un importantissimo Museo di arte sacra, e nonostante sia ottimamente conservato risale addirittura al Trecento. Sempre a Celano, meritano una visita il Monte Tino alto quasi 2000 m e le Gole di Celano.
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