Una storia imponente come solo quella della più importante civiltà preromanica italiana sa essere: lungo la Costa degli Etruschi sembra di passeggiare in un museo a cielo aperto. Per giunta, lungo decine di chilometri, dalla bellezza a tratti selvaggia ma spesso facilmente accessibile, circondati da luoghi che lasciano a bocca spalancata.
Che siano i tanto declamati cipressi di Bolgheri, le poco note – ma inversamente proporzionalmente belle – Colline livornesi o il promontorio di Piombino dal quale si ammira l’Isola d’Elba, bisogna prepararsi alla sorpresa. Quella di una Toscana lontana dalle folle turistiche di Siena, Firenze e Pisa ma proprio per questo più autentica.
Cercare qui le lunghe code e i souvenir a basso costo è un inutile spreco di tempo. Piuttosto, scegliete questa zona della regione VIP d’Italia per ritrovare pace e serenità. Non mancano infatti esempi di una cultura millenaria, mentre si fanno vive influenze culturali più recenti, coste sabbiose, città d’arte e tantissimo altro ancora.
Quasi un giro degli Etruschi, così potremmo chiamarlo, che tocca per intero la provincia di Livorno, per lungo tempo il più grande e strategico porto d’Italia. Pronti a partire?
Lasciamo Piombino, città di mare e porto principale per il trasbordo verso l’Isola d’Elba, e seguiamo per un tratto di 11 chilometri in direzione di Baratti. La piccola penisola di Populonia, che definisce il golfo di Baratti, è ricca di boschi fitti e spiagge prevalentemente rocciose.
Da qui il nostro percorso sulla Costa degli Etruschi si allarga all’entroterra toscano. Raggiungiamo in 18 km, seguendoc la Regionale 398, Suvereto, tra i Borghi più belli d’Italia. Olivi, viti e sugheri sono i principali elementi di un paesaggio dove la Natura è amica e restituisce i suoi frutti più preziosi.
Poco più lunga è la tappa che ci porta verso Castagneto Carducci e i cipressi di Bolgheri. Sono 25 chilomeri, seguendo la Provinciale del Lodano e dei Quattro Comuni. Le Colline Metallifere si fanno più evidenti, così come la varietà di un paesaggio sempre piacevolissimo allo sguardo.
Il tratto San Giusto – Bolgheri, quello conosciuto come Viale dei Cipressi, non è sempre accessibile. In alcuni casi la strada è chiusa dalle 13.00 alla mezzanotte. Attenzione, dunque, se volete scoprire la ‘strada di Carducci’ in sella.
Costeggiamo la E80 – Via Aurelia (che prosegue fino a Ventimiglia) e raggiungiamo in 15 chilometri Cecina, uno dei limiti della Maremma Livornese. Il capoluogo di provincia, e fine del nostro tour sulla Costa degli Etruschi, dista 43 chilometri. Prima, però, passiamo per Rosignano Solvay e le sue spiagge bianche.
Costiera degli Etruschi, nella geografia turistica della Toscana, fa rima con provincia di Livorno. Sì, perché l’intero territorio bagnato dal mare viene definito così su siti specializzati e guide di viaggio. In pratica, è una Riviera che parte da Piombino e tocca alcune località particolarmente note al viaggiatore, come Baratti, Suvereto, Cecina e Rosignano Solvay. A farla da padrona è una natura dove l’uomo è intervenuto sì, ma ha anche lasciato spazi selvaggi e autentici.
Non c’è una sola spiaggia degli Etruschi, perché tutta la costa presenta tracce, più o meno evidenti, di quella civilizzazione che per secoli ha servito come ponte tra l’influenza ellenica e quella romanica sull’Italia. Detto tra noi, un po’ tutta la Toscana è piena di tracce etrusche, dalla splendida Volterra fino a tutta la Maremma, proseguendo verso l’Alto Lazio e facendosi ben evidente tra Cerveteri e Tarquinia. Lungo la Costa degli Etruschi si vive un’atmosfera più placida e serena, perfetta per quei weekend d’estate quando al piacere della moto si unisce quello di un tuffo in spiaggia.
Lo abbiamo detto, ma vale la pena ribadirlo: questo è un itinerario a tutta natura. La costa del Livornese è infatti un luogo dove si incontrano prevalentemente tracce di verde protetto, insieme ad aree archeologiche e alcune, interessanti, variazioni sul tema.
È il caso ad esempio di Rosignano Solvay, con la sua spiaggia bianchissima e le acque limpide che ricordano i lidi caraibici. Eppure, la ragione di questo fenomeno ha un’origine industriale molto dibattuta. Lo stabilimento Solvay, nato a inizio Novecento, è responsabile per il rilascio di sostanze che hanno alterato l’equilibrio naturale, “schiarendo” la sabbia e l’acqua, che oggi sono rispettivamente di colore bianco e azzurro intenso.
Nonostante la presenza di enormi complessi industriali lungo questo tratto della Costa degli Etruschi, in tanti non rinunciano a un tuffo in spiaggia o una giornata di tintarella. La tentazione di sentirsi come su una spiaggia del Mar dei Caraibi è decisamente forte.
Poco più nell’entroterra, nei pressi delle Colline Metallifere c’è invece uno spettacolo che di naturale ha tutto: i cipressi di Bolgheri. Questa frazione di Castagneto Carducci ospita infatti un viale, lungo 4700 metri, che congiunge i due abitati di San Guido e Bolgheri. Un bellissimo rettilineo, protetto ai due lati da filari di cipresi alti decine di metri: secondo una stima attendibile, sono ben 2400 gli alberi della provinciale 16d.
Davanti San Guido, l’ode che Giosuè Carducci scrisse tra il 1874 e il 1886, è forse il modo più elegante per evocare nella mente le suggestioni di questa strada. Cipressi alti e schietti in duplice filar, così li descrive il primo italiano a ricevere, nel 1906, il Nobel alla Letteratura. E ancora oggi, la Costa Etruschi si arricchisce di un luogo mozzafiato come questo.
Imponente e suggestivo, ma non visitabile, è il Castello di Bolgheri a Castagneto Carducci, che appartiene alla storica casata toscana dei Della Gherardesca. Di questa fa parte anche Costantino della Gherardesca, 13° generazione della stirpe inaugurata da Ugo nel 1530, figlio di Costanza della Gherardesca e Alvin Verecondi Scortecci.
Piacevole la sosta a Cecina, località marittima dal cui nome deriva anche una nota ricetta toscana. Qui vale la pena ammirare la bella fontana, in piazza Guerrazzi, detta della Maremma assetata. Il corpo il travertino, marmo di Carrara e bronzo fu scolpito in piena Prima guerra mondiale da Ermindo di Pietro Vignali.
Può una città di provincia essere così importante da avere un nome in tutte le lingue? Se si parla di Livorno, la risposta è sì. Costa degli Etruschi Toscana, inizio Ottocento. In questi anni l’Italia è attraversata dai fermenti del Risorgimento, il Granducato si apre al mondo. Livorno (che gli inglese chiamano Leghorn e i francesi Livourne) è un porto franco, dove merci e persone passano senza sosta. Lo vogliono gli Asburgo-Lorena, ma allo stesso tempo è lo sbocco ideale di una apertura che risale a fine Cinquecento, quando la città emanò delle leggi per accogliere in particolare gli ebrei sefarditi.
Un laboratorio di incontro e accoglienza, dove per secoli le culture hanno convissuto pacificamente, ma anche di ispirazione politica. Fu qui, nel 1921, che nacque il Partito Comunista Italiano e negli stessi anni nasceva la stella di Costanzo Ciano, uomo in prima linea nell’avanzata fascista.
Sventrata dai bombardamenti alleati, Livorno fu ricostruita nel dopoguerra cercando di preservare quanto rimasto del patrimonio storico. Oggi alla città della Fortezza Nuova (XVII secolo) e della Terrazza Mascagni (primi del Novecento) si affianca un porto industriale in cerca di una nuova identità e alcuni elementi di pregio. Assolutamente da visitare il Mercato delle Vettovaglie, il Cisternone, il Famedio e i numerosi camposanti di ogni fede.
La cucina toscana è un vero trionfo di sapori, di terra certamente ma perché no con influenze costiere niente male. Ecco tre consigli per gustare tutto il meglio di questa saporita gastronomia lungo l’itinerario in moto della Costa degli Etruschi.
Sono Alessio Gabrielli, ho 26 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito TrueRiders portando avanti la mia passione per le moto e lo sport
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