Una terra difficile e aspra, ma incredibilmente resiliente: ecco l’Appennino umbro-marchigiano, nel cuore pulsante del Centro Italia.
L’abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni per vicende tragiche, scosso più volte dai terremoti, e forse ne abbiamo dimenticato l’essenza vera. Due regioni uniche, il Polmone verde d’Italia e la sua gemella creativa. Da un lato la produzione norcina, dall’altro quella di carta e pelletteria.
Umbria e Marche, da scoprire rigorosamente in moto con un itinerario che tocca alcune delle più belle località dell’Appennino. Ready to start?
Spartiacque tra l’Emilia Romagna e l’Abruzzo, l’Appennino umbro-marchigiano definisce in pieno l’orografia del Centro Italia.
I due estremi sul piano verticale sono la Bocca Trabaria e il Passo della Torrita. Il primo unisce le valli del Metauro e del Tevere, il secondo si trova interamente nella Regione Lazio, più precisamente tra Amatrice e Cittareale.
Ragguardevole anche l’altezza massima di questa catena montuosa, che sfiora i 2500 metri in corrispondenza del Monte Vettore (2.476 m s.l.m.). Martani, Sibillini e Reatini: i monti dell’Appennino umbro-marchigiano definiscono in maniera abbastanza netta le suddivisioni territoriali, che si spingono fino al confine con la Romagna, Lazio e Abruzzo, deviando fino al mare con il Conero.
Lungo l’Appennino umbro-marchigiano, proprio a causa dell’orografia molto complessa, sono numerosi i valichi e passi di montagna. I principali, in ordine decrescente di altitudine, sono i seguenti:
Sono molte le località di interesse lungo le strade, le vette e le pur scarse zone pianeggianti dell’Appennino umbro-marchigiano. Ne riportiamo sommariamente alcune di maggior rilievo:
112 chilometri di pura bellezza, in un itinerario lungo l’Appennino umbro-marchigiano che dalle Marche ci porta verso l’Umbria, toccando mete più e meno note.
Il nostro punto di partenza è San Severino Marche, con il suo incredibile patrimonio storico-monumentale che apprezziamo prima della partenza alla volta di Elcito, prima tappa intermedia del viaggio.
Il borghetto dista solo 5 km, e ci incanta con la sua bellezza: la posizione ricorda molto quella di Civita di Bagnoregio, rispetto al quale difetta in riconoscibilità.
Dopo una bella passeggiata proseguiamo lungo la SP256 Muccese che, in 17 chilometri, ci porta a Matelica. La città sorge nel mezzo della Valle Esino, l’unica zona pianeggiante marchigiana con uno scorrimento naturale nord-sud.
In città, approfittatene per acquistare il tipico Verdicchio di Matelica, vera eccellenza dell’enologia marchigiana: è un vino bianco ma di grande struttura e corpo, molto simile per questo al rosso.
Da qui, sono 18 i chilometri che ci separano da Fabriano, tutti da percorrere lungo la SP256 in direzione nord. Città Creativa UNESCO, è universalmente nota per la produzione della carta: per scrivere, impacchettare, disegnare e creare. Una presenza inossidabile a casa, in ufficio con il nome della città che è lo stesso brand che conosciamo da secoli.
Dopo aver camminato sotto l’elegante portico di San Francesco, viriamo lungo la SP15 in direzione di Genga. Poco prima del borgo vale la pena sostare, se si ha tempo, alle Grotte di Frasassi. Il complesso naturalistico, uno dei più belli d’Europa, merita sicuramente la visita.
Dopo Genga, seguiamo la SP360 (la vecchia Statale Arceviese) che ci porta in circa 45 chilometri a destinazione: Gubbio. L’abbiamo conosciuta grazie a Don Matteo, adesso la viviamo davvero apprezzando il borgo medievale, l’antico Anfiteatro romano e facendo i tre giri della Fontana del Bargello, rito antico che da diritto alla patente da matto.
La simpatica tradizione eugubina sarà un ottimo ricordo di questo tour motociclistico dell’Appennino umbro-marchigiano.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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