Immaginate il rombo di un motore che si mescola con il suono del vento, le mani saldamente sul manubrio, gli occhi puntati sull’orizzonte che si estende infinito. Ora, aggiungete a questo scenario strade che si snodano attraverso paesaggi mozzafiato, città che raccontano storie di un’America d’altri tempi, e il fascino indomito della libertà on the road. Questo è il viaggio sulla Route 66 in moto, un’avventura che non è solo un percorso geografico, ma un vero e proprio viaggio nell’anima. Conosciuta come la “Mother Road”, questa è molto più di una semplice strada: è un simbolo, un’icona che incarna lo spirito avventuroso e pionieristico degli Stati Uniti. Percorrerla in moto significa non solo esplorare il cuore dell’America, ma anche vivere un’esperienza che va oltre il semplice viaggio. È un percorso di scoperta personale, un’avventura che mette alla prova, che insegna e che trasforma.
Dal fruscio dei grattacieli di Chicago alle distese aride del deserto del Mojave, dalla maestosità del Grand Canyon alle strade polverose di piccoli paesi dimenticati dal tempo, ogni miglio percorso sulla Route 66 è una storia da raccontare, un ricordo da custodire. Sulla Route 66, ogni curva nasconde una sorpresa, ogni tappa è un capitolo di un romanzo scritto a due ruote. L’intero itinerario che ti proponiamo è lungo più di 3500 chilometri, suddivisi in otto tappe di circa 4-600 chilometri ciascuna. Alcune parti di questo percorso sono abbandonate, e pertanto piuttosto sconnesse. Tuttavia potete tirare un respiro di sollievo, dal momento che lungo il percorso non è difficile trovare stazioni di rifornimento nei diversi centri urbani che costellano la leggendaria route.
Lungo i 484 chilometri della prima tappa, che toccherà Plainfield, Pontiac, Springfield prima di arrivare a Saint Louis, potremo sostare in due luoghi leggendari. Il Maide-Rite Sandwich Shop di Springfield fu il primo ristorante al mondo del modello “drive-through”, mentre l’Ariston Café di Litchfield, aperto nel 1924, è uno dei più antichi ristoranti americani della Route 66 ancora in funzione. Saint Louis, affacciata sul fiume Mississippi, ostenta con orgoglio il Gateway Arch: è l’arco in metallo più alto del mondo. Grazie ad un ascensore è possibile salire sino in cima e ammirare la città del baseball dall’alto.
Tra Missouri e Kansas la Route 66 ci presenta dei luoghi all’insegna della tradizione. Nel 18 chilometri che attraversiamo del secondo stato, meritano una piccola sosta le Eisler Brothers Store di Riverton e la Kan-O-Tex Service Station, sulla Main Street di Galena. Il primo è un punto di sosta e di shopping fondamentale per la piccola comunità di Riverton, nonché per i viaggiatori lungo la Route 66. Se l’esterno ha subito qualche modifica, l’interno è identico all’originale del 1925. La Kan-O-Tex Service Station è un supermarket e negozio di souvenir che ospita le classiche colonnine per la benzina rosse. La stazione ospita un camion internazionale del 1951, su cui è stato basato un personaggio del cartone animato della Pixar Cars.
Intorno ad Oklahoma City possiamo scoprire una entità piuttosto rurale, frammentata in tante comunità e al contempo di sostare in alcuni luoghi storici della Route tra i quali non può sicuramente mancare, per chi come noi è a caccia di memorabilia e souvenir, il Rock Café di Stroud. Aperto nel 1936 e ristrutturato nel 2008-2009, è il modello reale trasposto al cinema nella sua versione “cartoon” nel film di animazione Cars. La leggenda narra che furono spesi 100 dollari per il terreno e 5 dollari per l’acquisto dei massi di pietra.
Durante la quarta tappa Cadillac Ranch merita certamente una tappa. Si tratta di un’installazione artistica fatta di vecchie automobili Cadillac, sepolte per metà nel deserto, le cui parti che emergono sono interamente graffitate. Nel 1974 lo spirito hippy ispirò Ant Farm, un gruppo di architetti di San Francisco, a realizzare questa installazione. Si tratta di menhir postmoderni a tutti gli effetti, di fronte ai quali venerare una certa concezione dell’arte pop e dei simboli americani. Prima di arrivare a Glenrio vale la pena fermarsi ad Amarillo, la città del Big Texan Steak Ranch. Qui viene servita la 72oz Steak, una bistecca di poco più di 2 kg che va mangiata entro un’ora per essere gratuita. Altrimenti, si dovrà pagare il prezzo di menù (72 dollari).
Appena giunti in New Mexico, non possiamo non pensare di visitare Albuquerque, la città dal nome impronunciabile fondata dagli spagnoli nel XVIII secolo e divenuta per questo una delle tante città bilingue del sud degli Stati Uniti. A 1632 metri s.l.m, Albuquerque vanta meravigliosi scenari naturali e un clima mite e asciutto. Le vie strette della parte antica della città accolgono molti musei, tipici edifici in mattoni rossi e testimonianze dell’architettura ispanica barocca, tra cui la Chiesa di San Filippo Neri. Prevediamo inoltre di fermarci un momento davanti alla statua della Madonna of the Trail, omaggio ai viaggi dei pionieri lungo il continente americano e che ben si adatta anche al nostro, lungo ma certo più rapido, viaggio da est ad ovest.
L’Arizona fu tra i primi stati a riconoscere la storicità della Route 66 tramite l’omonima associazione che, nel 1987, ottenne il riconoscimento relativamente alla parte di percorso che collega Kingman e Seligman. Ci fermeremo a Williams, un piccolo borgo attraversato anche da diverse ferrovie, e dal quale potremmo partire, per inserire una deviazione dalla Route 66 in moto, alla volta del Grand Canyon sempre in moto o magari prendendo uno degli storici treni che servono questo tratto. D’altro canto anche la nostra due ruote merita un po’ di riposo, no?
Il Roy’s Motel and Cafe di Amboy, California
La California è la terra delle ghost-town, città abbandonate situate soprattutto tra Amboy ed Essex, due mete piuttosto note nel passato ma dove oggi non vivono più di quindici persone! Proprio ad Amboy, però, rimane ancora attivo il Roy’s Motel and Café, una struttura che ha scritto un’epoca, e che ora è gestita, come tutta la città, da un privato, che ne vuole accrescere la valenza turistica. L’ultima notte la passeremo a Barstow, definita “Incrocio delle opportunità” poiché da qui passano molte strade e ferrovie, un luogo certamente dal carattere poco turistico, ma adatto per riposare in vista della giornata finale di domani.
Uno dei “pier”, i pontili di Santa Monica
Man mano che la meta di Santa Monica si approssima, attraversiamo alcuni luoghi particolarmente suggestivi, come ad esempio Pasadena, dove si trovano numerose istituzioni di ricerca e tecnologia. Dopo appena dieci chilometri ci ritroviamo nel territorio di Los Angeles, una città che non ha di certo bisogno di presentazioni. Avvicinandoci possiamo ammirare la famosa collina di Hollywood con la sua scritta gigante dalla nostra due ruote, il quartiere di West Los Angeles e infine, dopo quasi 4000 km di percorso, ecco finalmente l’Oceano Pacifico. Santa Monica, una delle più famose spiagge in città, ci annuncia la fine del viaggio con la sua iconica ruota panoramica.
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