Quarto giorno di viaggio in moto verso la Transilvania con Marco, che prosegue in terra bulgara.
Dopo le tappe più balcaniche del viaggio, questa quarta è dedicata interamente alla Bulgaria, con una “deviazione fortuita” sulle montagne che da Sofia portano verso Idelevo.
Ieri Marcello mi raccontava della criminalità in Bulgaria e dei poliziotti corrotti. Mi diceva che che a volte ti fermano con scuse assurde e che ci provano in tutti i modi a chiederti le €20 tra i documenti. Mi diceva inoltre, che la mafia bulgara monitora tutta la città in un modo o nell’altro, motivo per cui durante la notte mi sono alzato spesso per vedere la moto parcheggiata nel cortile dal retro di casa.
Marcello è un musicista e con il suo gruppo a Sofia hanno un successo di un certo spessore e come un buon musicista che si rispetti, la mattina si sveglia tardissimo. Invece già dalle 7:00 io ero sveglio. Non facevo altro che alzarmi e rimettermi a letto fino a quando decido di vestirmi e iniziare a preparare il tutto. Purtroppo Marcello è stato costretto a svegliarsi un po’ più presto del solito!
Carico sul navigatore la traccia di oggi e, ahimè, mi accorgo che per raggiungere il MotoCamp Bulgaria a Idelevo avevo scelto come percorso l’autostrada e che quindi sarei arrivato a destinazione dopo due ore circa dalla partenza. Ieri avevo già percorso un bel po di autostrada per i miei gusti e pertanto, ho deciso di modificare itinerario.
Noto sulla mappa del navigatore che sulla parte destra dell’autostrada c’è una catena montuosa. Decido quindi di impostare il tragitto emozionale sul navigatore e anche la massima altitudine. Quest’ultimo mi traccia un percorso decisamente nuovo e soprattutto l’attraversamento delle montagne percorrendo una strada tortuosa, almeno da quanto si evince dalla mappa. Ci avrei impiegato qualche ora in più, ma dopotutto ero già a metà strada dell’itinerario stabilito. Decido, quindi, che questa è la scelta corretta.
Saluto Marcello e attraverso la città di Sofia imbottigliandomi in un traffico pazzesco. Non sono le condizioni più consone che preferisco durante i miei viaggi. Infatti, cerco sempre di evitare le città o almeno transitare nell’ora di pranzo. Trascorro gran parte del mio tempo in città per lavoro, figuriamoci se devo farlo durante i miei viaggi. Amo molto i parchi naturali e da qualche tempo l’offroad. Molti pensano che usare il navigatore durante i viaggi in moto sia da fighetti, io invece, la penso diversamente; è tecnologia, perché non sfruttarla?
Proprio per le sue impostazioni, oggi ho avuto la possibilità di conoscere posti nuovi e strepitosi. Infatti, ho attraversato due parchi veramente bellissimi, valicato una montagna con una strada eccezionale fino a raggiungere le nuvole. Il sole si alternava con una pioggia battente, ma fortunatamente, quando siamo saliti di quota non c’era una goccia d’acqua. Ho tenuto la #GoPro accesa per tutto il tempo, in più fermandomi e fotografando i posti.
Il parco in questione è il Parco nazionale dei Balcani Centrali, un’area naturale protetta al centro della Bulgaria, in gran parte sul massiccio dei Monti Balcani. Raggiunto Trojan, città dopo il parco, reimposto il Motocamp, dista a circa 60 km. La strada è abbastanza scorrevole. Nonostante sia una strada principale è comunque immersa nel verde e spesso mi regala qualche curvone e dei passaggi di guida impegnativa.
Ho trovato questo campeggio su internet. Appena arrivato, la proprietaria che indossa la t-shirt del nostro 46, inizia a guardare lo scrambler e a girargli intorno come una matta, chiedendomi se possa salirci sopra. Con lei c’è anche un suo amico. Inizia a commentare parlando naturalmente in inglese la posizione di guida e la ciclistica della moto. io cerco di essere partecipe, a modo mio, con un inglese poco comprensibile, ma cerco di farmi capire a gesti spiegando l’altezza della sella e la differenza rispetto alla urban enduro.
Il posto è veramente un paradiso! Ci sono tre cascine dove vivono i proprietari, un piccolo prato dove puoi mettere la tua tenda e quattro camere, ognuna di esse con un nome di un marchio di moto: Harley Davidson, BMW, Yamaha e Honda. Decido di prendere la camera e lei mi assegna la camera Yamaha Room. Sistemo la mia roba e ne approfitto, visto l’orario, a pulire la catena di Zazzá e ingrassarla.
Al Motocamp ci sono due ragazzi, canadesi! Questi due matti hanno preso un volo, Canada-Irlanda, acquistato una Suzuki V-Strom sul posto e stanno girando l’Europa in 60 giorni. C’è un via vai di gente, naturalmente tutti motociclisti. La particolarità di questo posto è anche il piano bar frigo e banco con snack, poiché sono a disposizione di tutti. Ti servi in autonomia. In un quaderno annoti il tuo nome e ciò che hai consumato e a fine campeggio paghi tranquillamente il tuo conto. Praticamente una figata, una grande dimostrazione di fiducia.
Ti senti un pò a casa e soprattutto sei libero di fare ciò che vuoi, naturalmente con il dovuto rispetto reciproco. Yamaha Room, come credo anche le altre, sono fatte tutte in legno. La mia ha due letti con dei puzzle rappresentanti delle moto, una abat-jour a forma di motore, coperta Harley Davidson e lenzuola con delle moto da MotoGP. Insomma, tutti i dettagli si ricollegano alle moto. Il posto perfetto per me!
C’è ancora luce e decido di fare un giro con Zazzá. Vediamo un bel campo con un bel sterratino! Sembra allettante e ci buttiamo dentro! Solo quando metto le ruote dentro mi rendo conto che il terreno è fangoso. Vado avanti per un centinaio di metri e cerco di fare inversione, ma senza rendermene conto, l’anteriore scivola via e andiamo giù come due sacchi di patate!
Invece di tirare la moto su, verifico che la GoPro sia accesa e scatto una foto! La situazione mi è sfuggita di mano! Dopo vari tentativi tiro su Zazzá solo quando sgancio il borsone dal porta pacchi. Insomma, la giornata finisce con un paramano spezzato. Un’esperienza acquisita e tante risate.
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