Siamo arrivati! Finalmente, dopo venti faticosissimi, ma ricchi di soddisfazioni, giorni di viaggio in moto, rivediamo l’Italia e insieme a Marco e Jappo raggiungiamo Monopoli. Un viaggio che nelle ultime due tappe non è certo scevro di qualche imprevisto.
La catena della moto di Jappo non sta benissimo, e anche quella di Marco sarebbe da cambiare. In tutto ciò però la soddisfazione di incontrare un amico, e poi quella di ritrovare i volti del quotidiano, ci regalano le ultime gioie di un viaggio incredibile!
Non ho mai dato un nome a una tappa, ma questa in particolare l’ho chiamata: “la sindrome catenata”. In programma oggi dovremmo attraversare la Germania e l’Austria, fino a raggiungere l’Italia. Ma come accennato dal titolo della tappa, già dai primi km, il Jappo segnala per l’ennesima volta problemi alla catena. Ci fermiamo in un area di sevizio, qualche km prima di Monaco di Baviera e verifichiamo il problema. In effetti, lo stato della catena non era dei migliori, aveva perso la sua linearità ed era leggermente curva in alcuni punti. Cerchiamo di rimetterla in sesto e di arrivare in Italia. Dovevamo fermarci a Prato! Un mio carissimo amico ci ospita a casa sua ed è tra altro il mio primo meccanico, ci avrebbe risolto il problema.
Anche su Lara la catena si era mollata un po’, ma considerate che l’ultima volta l’ avevo controllata ai Trollstigen. L’autostrada in Germania è abbastanza scorrevole, non esistono i limiti di velocità a parte alcuni punti e dunque si viaggia spediti. Certo, da un punto di vista è buono, il problema è che a volte ti trovi che stai andando a 130 km/h e sulla corsia centrale ti superano magari a 230/240 e non hai neanche il tempo di guardare dallo specchietto retrovisore! Tra una cosa e l’altra, finalmente arriviamo in Italia! Dal confine a Prato mancano circa 450 km.
Facciamo poche pause per non perdere tempo, ma il problema era il caldo! Preferivo il freddo della Norvegia! A 70 km prima di Prato rimaniamo bloccati! Troviamo una coda di almeno 3 km, e dunque iniziamo a fare slalom tra le macchine e i tir, con corollario di occhiatacce agli automobilisti che nonostante ci vedessero dallo specchietto non ci facevano spazio per passare e a volte ci chiudevano pure. Riusciamo ad uscirne fuori e parte un pioggia di quelle tremende, secondo me è ancora la nuvola di Oslo che ci segue. La riconosco perché non ti da il tempo di metterti l’antipioggia e poi dopo averlo indossato smette di piovere! Nuvola bastarda!
Ci fermiamo in autogrill dopo il gesticolare del Jappo “la catena, la catena”. La situazione era pessima, e forse in queste condizioni non saremmo arrivati a casa. Poi guardo la mia, ormai la catena toccava il cavalletto centrale! Dovevamo arrivare a Prato. Facciamo gli ultimi 50 km a passo lento fino sotto casa di Gigi. Gli presento il problema e come un buon professionista mi spiega che la catena va cambiata in entrambe le moto, ma comunque gli da una sistemata alla meglio. Scarichiamo tutto, dopo un buon Spritz e stuzzichini preparati dalla Rossella, si mangia una pizza. Mentre vediamo alcune foto del tour vado in paranoia! Salutiamo i ragazzi, domani loro vanno presto a lavoro, noi sicuramente ci sveglieremo più tardi. Se non riprende la “sindrome catenata”, dovremmo riuscire ad arrivare a casa in giornata.
Stamattina l’ultima tappa, potevamo dire che il tour fosse finito, eravamo in Italia, niente più problemi di comunicazione coi cellulare e conversazione ma invece non era così. Io sono troppo pignolo, e per me sarebbe tutto concluso solo a moto parcheggiata in garage! Le abitudini di sempre si fanno già sentire, il Jappo di prima ora è già sveglio pronto, sbarbato come se stesse andando in ufficio ed io ancora a letto che cerco di rubare altri minuti di sonno al giorno.
Sapevo che oggi sarebbe stata dura, non tanto per i 740 km ma per il caldo! Facciamo colazione in un bar consigliato dal buon Gigi, un fantastico siciliano che prepara cornetti da sballo, mentre inizio a sentire l’accento della mia terra che si avvicina. Imbocchiamo l’autostrada Firenze – Roma, perfetta per dare un’altra e ultima rotondità alla gomma, che si era appiattita nuovamente. Il passo è buono, mi metto fisso a 130 km/h per quasi tutto il tragitto.
Il Jappo con passo leggermente più lento, la sindrome catenata continua! Ci fermiamo solo per dissetarci e fare raffreddare le moto e naturalmente per la benzina. Prima di arrivare a Roma si parla di uscire a Caianello e riprendere la Napoli-Bari a Benevento per risparmiarci 70 km, uscire per un po’ dall’autostrada, ma soprattutto pranzare con della mozzarella di bufala. Arrivo per primo al casello. Aspetto il Jappo per circa 20 Min, ricevo un sms: sono sulla Napoli-Bari, l’interfono è out. Evidentemente non ci eravamo capiti! Ne approfitto per pranzare con un gelato e seguire la strada.
Dopo pochi km, la vedo! È lei! La nuvola Oslo, stavolta era venuta per salvarci dal caldo. Decido di non mettere l’antipioggia, volevo rinfrescarmi. Inizia il diluvio tra raffiche di vento, secchiate d’acqua e grandine! Sono tutto inzuppato, ma sicuramente molto più fresco. Anche la temperatura di Lara scende rapidamente, e da 98 va a 56 gradi! Vedo le automobili che accostano sul ciglio della strada, ma io proseguo senza problemi, ormai sono allenato. Piove fino a Benevento, riprendo nuovamente l’autostrada e mi fermo per rifornimento.
Rincontatto Jappo, sta a 10 km dalla mia posizione e mi segnala che la sua moto è peggiorata di brutto, fa un rumore assordante. Lo raggiungo e proseguiamo insieme fino alla fine. Gli ultimi 40 km da Bari a Monopoli sono interminabili, passo lento! Sentivo a metri di distanza il rumore della Kawasaki, la situazione era peggiorata ancora! Gli automobilisti che leggevano Nordkapp sulla moto e conoscevano il significato, tiravano il braccio fuori dal finestrino e ci mostravano il pollice rivolto verso l’alto, ricambiavo il saluto.
Finalmente arriviamo a Monopoli, dove ci incontriamo al bar con la mia Amorosa, dopo abbracci e sorrisi beviamo insieme, saluto gli amici del bar, avevo portato al proprietario una cartolina di Nordkapp, visto che fa la collezione. Lui per ringraziarci ci offre i drink! Avevo l’impressione di essermi allungato troppo verso il sud, sembrava che fossimo arrivati in Marocco, erano tutti abbronzati e scuri, mentre noi invece sembravano “norvegesi”, ci mancavano i capelli biondi e magari gli occhi azzurri! Il Jappo ci saluta e va ad abbracciare i suoi ragazzi. Noi andiamo a scaricare per l’ultima volta la Lara. La porto in garage e già la mancanza, la saluto con un bacio e ci confessiamo la prossima meta! Entrambi abbiamo scelto la stessa cosa!
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