Trofie, trofie, e ancora trofie al pesto (ma non gli gnocchi): in un singolo primo piatto c’è tutto un viaggetto nelle tradizioni della Liguria. Se è pur vero che le trofie si trovano ovunque, che sia in una cittadina ligure o meno, il percorso per scoprirne l’essenza passa attraverso certi luoghetti che ne raccontano la storia antica e i segreti artigianali. Variato in mille modi e variate le varianti, il classico non basta mai: un sacrosanto piatto di trofie col pesto alla genovese non si batte. Ne abbiamo avuto voglia di recente, una voglia bella pesante, quindi abbiam deciso di ripercorrerne la storia: oggi l’itinerario parla di una pasta modellata nel tempo o meglio di un piatto che, fuori dalla Liguria, più che altro lo si vede come la soluzione veloce di ogni studente fuorisede. Eppure quando fatto bene è arte, ergo andiamo a scoprire l’arte più buona dei borghi del Golfo Paradiso. Oggi si parte da Avegno, ma sì, si finisce a Genova, what else. Fai ruggire la moto e mangiati uno stuzzichino un’oretta prima di pranzo, così mangi di più.
Per partire da Avegno imbocca la Strada Provinciale SP333 verso sud. Alla prima rotonda prendi la 1ª uscita per entrare a Via Fiume, prosegui dritto su Via Ippolito D’Aste e alla rotonda dopo prendi di nuovo la 1ª uscita per entrare nella SS1 in direzione Sori. Da Sori prosegui lungo la SP71 fino a incrociare la SP67, quindi continua sulla SP19 in direzione della SP77 per raggiungere Ferriere. Da qui vai a est lungo Via Ferriere/SP77 fino a imboccare la SS225. Alla rotonda prendi la 2ª uscita per continuare sulla SS45 e, alla rotonda successiva, prendi di nuovo la 2ª uscita su Via Augusto Pedullà/SS45. Continua finché non svolti a destra sul Ponte Alexander Fleming e attraversa l’ultima rotonda per entrare a Molassana. Da Molassana segui Via Piacenza e Via Leonardo Montaldo fino a Via Ettore Vernazza. Svolta a destra su Via Ettore Vernazza per raggiungere il centro di Genova.
Le strade principali di riferimento lungo il percorso sono la SP333, la SS1, la SP71, la SS225 e la SS45.
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Panorama di Sori. Davide Papalini, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Le trofie liguri sono lungi dall’essere un formato strano di pasta che trovi nella sezione del fresco del supermercato, proprio no: le trofie al pesto sono un elemento identitario della Liguria e di tutto il Golfo Paradiso. Si dice che siano originarie di Sori ma una cosa è certa: le trofie hanno una forma un po’ unica che si riconosce immediatamente, piccole, arricciate e affusolate agli estremi come sono, in modo da trattenere perfettamente il pesto. Si racconta che le trofie provengano dal periodo delle Crociate quando venivano plasmate a mano dalle donne liguri con un movimento di strofinamento (strufuggià, da cui dovrebbe venire il termine “trofie”) per farle attorcigliare, anche se probabilmente veniva da trépho, parola greca che significa attorcigliare, girare, torcere.
Le mani delle massaie erano lo strumento migliore per una pasta che vuole un po’ di pazienza, ma la pazienza fu proprio ciò che mancava: la loro diffusione si estese inizialmente coi commercianti locali che la vendevano a Genova andando di casa in casa a raccogliere le trofie appena fatte. Derivano dalla zona di Sori, Recco e Avegno, e finché non sono state mercanteggiate quasi non esistevano fuori zona: il successo fu immediato e così vasto che vennero, non senza grosse difficoltà, dovute essere ricreate a macchina per soddisfare la richiesta. Sono famosi causa Recco, però, perché dopo la guerra divenne importante a livello culinario e divennero famose appunto come trofiette di Recco, anche se tutt’oggi a Genova se dici “trofie” hai un 50-50 che ti rispondano ancora con “gnocchi?”.
Il panorama di Avegno. Cosmin latan at it.wikipedia, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Si parte da Avegno, che è un piccolo comune sparso fatto da 3 frazioni: Salto, Testana e Vescina. Simbolo di Avegno è la Chiesa di San Pietro, prima testimone dell’esistenza di Avegno, già presente dal 1210 e molto accogliente (con un organo del primo Ottocento). Le strade sono fiancheggiate da uliveti e vigneti, scorcio autentico della campagna ligure; oltre a qualche altra chiesetta, qui c’è un museo delle campane che si basa sul lavoro della famosa fonderia Picasso.
Continuando verso Sori c’è un po’ di fascino marinaro: la settecentesca Chiesa di Santa Margherita (con quello che si considera il campanile barocco più bello della Liguria) si affaccia sulla costa e dà una bella vista panoramica sulla baia. Una particolarità di Sori è la statua della Madonna Nera che sta nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie che secondo una leggenda è riemersa dal mare dopo alcune mareggiate. Sul litorale i pescherecci fanno da sfondo mentre i locali fanno piatti di pesce fresco e tante trofie da gustarsi col pesto alla Genovese oppure con gamberi e zucchine, pesce e verdure insomma, così come è tipico della zona per sfruttare il pesce fresco. Il luogo migliore per prendere un po’ di trofie fresche da portare a casa.
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Si lascia la costa e si continua in entroterra con Ferriere, borghetto montano pieno di storia mineraria, col Museo delle Miniere come ottima tappa dove ci sono attrezzi, documenti e fotografie che raccontano la vita dei minatori d’un tempo. Parte delle Quattro Province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza), a parte la storia industriale Ferriere offre un cambio di paesaggio, portando il motociclista tra colline fitte di vegetazione e tratti più isolati; ci sono tre laghi glaciali, il Lago Nero, il Lago Bino e il Lago Moo incastonati fra le montagne, torbiere e prati, con il positivo rischio di trovare qualche sagra di prodotti tipici, tipo i tortelli di castagne.
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Infine si arriva a Molassana che accoglie i viaggiatori alle porte di Genova (non la Genova del Trentino), con un bel patrimonio storico e architettonico. L’Acquedotto Storico di Genova che si fa la Val Bisagno ben si mostra nella sua ingegnosità medievale, e se per questo ben si presta a un percorso panoramico che fa vedere la bellezza del paesaggio. Le chiese di Molassana, quelle di Santa Maria Assunta e San Michele Arcangelo, sono altrettanto degne di nota, ma probabilmente ti fermerai a guardare il Castello di Molassana che sta lì dal 990 e dà una bella visione difensiva dell’epoca, nato appunto per proteggere le vie di accesso a Genova.
Foto copertina: Dapa19, CC BY-SA 4, via Wikimedia Commons
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