La cartolina delle Dolomiti è lei, e avrai almeno 3 motivi per scoprire uno dei luoghi più fotografati d'Italia

La cartolina delle Dolomiti è lei, e avrai almeno 3 motivi per scoprire uno dei luoghi più fotografati d’Italia

Stefano Maria Meconi  | 25 Ago 2024  | Tempo di lettura: 4 minuti
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Era il 2009 quando l’UNESCO, l’agenzia delle Nazioni Unite per la cultura, la scienza e l’educazione introdusse le Dolomiti nei Patrimoni dell’Umanità. Oggi l’Italia ne conta 60, sparsi da nord a sud della penisola, ma le magnifiche montagne che si espandono tra Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sono uno dei più amati. Soprattutto in corrispondenza di quel luogo che, a conti fatti, è la vera cartolina delle nostre vette: le Tre Cime di Lavaredo. A metà strada tra l’Ampezzano e la Val Pusteria, troviamo loro, le più fotografate, per le loro forme ed i loro colori, e le più amate dagli escursionisti. Pronti a vivere l’emozione di questi tre obelischi rocciosi che andrebbero visitati almeno una volta nella vita? Partiamo!

Tre Cime di Lavaredo in moto. L’itinerario

Mappa

Percorso

Partiamo da Dobbiaco e prendiamo la SS51 “di Alemagna”, che sfiora il lago di Dobbiaco e ridiscende verso il punto panoramico da cui ammirare le tre cime, nei pressi del lago di Landro. Continuiamo sulla statale 51, passando per Cimabanche e la rocca di Botestagno, arrivando in una trentina di chilometri circa a Cortina d’Ampezzo. Da qui, SR48 che risale verso nord-est, per arrivare in 15 chilometri al lago di Misurina (altra tappa imperdibile dell’Ampezzano) e in altri 8 chilometri al Rifugio Auronzo, da dove proseguire a piedi per guadagnarsi la bellezza delle Tre Cime di Lavaredo.

I “grattacieli di pietra” che rendono ancora più belle le Dolomiti

Le Tre Cime di Lavaredo appartengono alle Dolomiti di Sesto, e si trovano proprio a cavallo tra il Veneto e il Trentino Alto Adige, al confine tra le province di Bolzano e Belluno. Storicamente nel comune di Auronzo di Cadore, dal 1752 i massicci sono stati divisi amministrativamente in due, con la parte nord di competenza di Dobbiaco (Trentino-Alto Adige) e quella meridionale di Auronzo di Cadore (Veneto).

I tre obelischi delle Dolomiti, chiamati anche “Tre dita di dolomia” sono dei veri blocchi rocciosi di origine calcarea di forma rettangolare, nati dalla lenta ma inesorabile erosione dello strato di dolomia principale. Le Tre Cime di Lavaredo sono attraversate in senso longitudinale dal confine geografico che corre lungo la loro cresta, formata da:

  • Cima Grande (2999 m s.l.m.)
  • Cima Ovest, (2973 m s.l.m.)
  • Cima Piccola (2857 m s.l.m.)

La fama delle Tre Cime di Lavaredo attira oggi tantissimi visitatori, ma da tempo immemore non sono mancati gli appassionati di montagna e gli studiosi delle Dolomiti che vi si sono approcciati. Già nel 1860 le tre rocce hanno ospitato i primi scalatori. Emblematico l’agosto del 1869. I tre alpinisti Paul Grohmann, Franz Innerkofler e Peter Salcher riuscirono, per la prima volta, in poco meno di tre ore a raggiungere la vetta della Cima Grande.

Una grande conquista che portò poi anche alla scalata della Cima Occidentale e di quella Piccola, considerata la più difficile da raggiungere. Da lì in poi una vera ascesa che spianò definitivamente la strada verso l’escursionismo sulle Tre Cime di Lavaredo. Negli anni della Grande Guerra, fra il 1915 e il 1917, le vette del Lavaredo furono teatro di guerra. Ancora oggi ne sono vive le testimonianze con i resti di trincee, gallerie e baraccamenti.

Nel 1974, tra il Monte Paterno e le Tre Cime di Lavaredo si schiantò un elicottero dell’esercito italiano. A memoria di quanto accaduto tra i due monti, una lapide composta dalle pale del velivolo. Le vette del Lavaredo hanno ospitato, inoltre, più volte il Giro d’Italia. Il Rifugio Auronzo è stato diverse volte tappa della gara ciclistica.

Negli ultimi anni le Tre Cime sono state anche teatro di arrampicata libera e sportiva di massima difficoltà. Esemplari le performance degli alpinisti Olzer e Kleindl che nel 2011 hanno attraversato, in equilibrio nello spazio vuoto, le vette su una slackline, una sottilissima fettuccia tesa tra le singole cime.

Come vivere le Tre Cime di Lavaredo (oltre la moto)

 

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Il percorso che porta al Rifugio Auronzo, vero punto di partenza per l’esplorazione delle Drei Zinnen, è percorribile anche con i mezzi a motore. Da qui in poi, però, ci si affida alla forza propulsiva delle proprie gambe, richiamate da numerose attività potenziali: arrampicate, vie ferrate (Via Egger, Via dei Camini, Via Cassin etc.), trekking per ogni difficoltà e, in inverno, ciaspolate o percorsi con sci di fondo.

Uno dei percorsi più battuti è la risalita della valle della Rienza, dal lago di Landro, ma si può partire anche dalla Val Fiscalina nei pressi di Sesto o dalla Val Campo di Dentro. D’estate si può anche seguire il percorso di Misurina per giungere al Rifugio Auronzo. Nei pressi delle Tre Cime di Lavaredo, insieme al già citato Auronzo (2320 m s.l.m.) ci sono altri due rifugi: l’Antonio Locatelli (2450 m s.l.m.), il più difficile da raggiungere lungo il sentiero n. 101 e il Lavaredo (2344 m s.l.m.), ai piedi del trittico roccioso delle Tre Cime di Lavaredo.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015




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