Il suo nome fa pensare alla spezia più preziosa che c’è, e non è un caso che la sua coltivazione abbia rappresentato per lungo tempo uno dei motori economici di Zafferana Etnea, tra i 15 comuni che costituiscono gli “spicchi” in cui è diviso l’Etna a livello politico-territoriale. Eppure, sono molti i motivi – colorati o meno – che spingono a raggiungere quella che viene definita perla dell’Etna, il vulcano che, con i suoi 3300 e rotti metri (in costante evoluzione), è il più alto d’Europa, quello attivo un giorno sì e l’altro pure, e che stupisce incutendo anche un certo timore reverenziale. Sicuri di volervi perdere questo spettacolo? No? E allora partiamo!
Catania, capoluogo e città più importante della Sicilia orientale, è il nostro punto di inizio itinerario. Lasciamo la città ai piedi della Muntagna, prendiamo la SS121 e superiamo Misterbianco per raggiungere Piano Tavola. Da qui SP14 e 4ii verso Belpasso, poi deviamo verso ovest per Nicolosi-pedara, Trecastagni (SP4, SP4i e SP8ii-iv) e raggiungiamo Zafferana Etnea in circa 21 chilometri da Belpasso (40 km da Catania). Proseguiamo, il viaggio non è finito qui: sempre ai piedi dell’Etna, prendiamo la SP160 ripassando (ma su una strada diversa) per Nicolosi, poi SS284 che ci porta fino a destinazione, nel bel comune di Adrano. L’itinerario dura, soste escluse, circa 2 ore e si prolunga per 80 chilometri complessivi.
La Chiesa Madre di Zafferana Etnea consacrata alla Madonna della Provvidenza
Il termine arabo ‘asfar (أصفر) significa giallo. Con un pizzico di storia e di linguistica a nostra disposizione, sappiamo che storicamente il nome che designa il colore veniva descritto anche come zaufanah, oggi zafiranu, ovvero zafferano. Insomma, per spiegare il toponimo Zafferano Etnea abbiamo due possibili soluzioni: la prima, è che il giallo fosse quello della ginestra, pianta che sorge sulle pendici dei vulcani e che d’estate esplode in una fioritura dal colore intensissimo. L’altra, più fedele al lato “gastronomico”, si avvale di una fonte artistica, la Madonna della Provvidenza di Giuseppe Rapisardi, quadro nel quale è raffigurato un piccolo vaso, in guisa di coppa di stile greco, nel quale trovano spazio dei fiori di zafferano.
La storia di Zafferana è, a prescindere dal suo nome, antichissima: qui vi passava l’antica strada romana che congiungeva Taormina e Catania (o meglio, Tauromenium e Katane) e sempre qui i terremoti hanno più volte costretto a riadattare l’impianto urbanistico, particolarmente a causa del terremoto del 1693 e di quello successivo del 1818, che distrusse la Chiesa Madre, a sua volta danneggiata anche nel 1984. Non di poco conto anche l’effetto delle varie eruzioni dell’Etna, le cui bocche eruttive sono poco distanti: si ricorda in particolare quella del 1792, che la tradizione volle arrestatasi alle porte di Zafferana Etnea grazie alla processione della statua della Madonna della Provvidenza.
Oggi la città è un crogiolo di monumenti sparsi che le conferiscono un aspetto interessante, un mix tra località di villeggiatura e museo a cielo aperto. In stile Liberty è il Palazzo municipale, a cui si accede da una doppia rampa di scale che incorniciano il busto a Giuseppe Sciuti, pittore locale. Bellissima e imponente è anche Villa Manganelli, il cui stile costruttivo è un mix tra lo stile viennese e quello coloniale americano, in una sorta di afflato internazionale. Da visitare, con il suo stile eclettico di sintesi tra più epoche, è infine la Chiesa Madre, o di Santa Maria della Provvidenza, sospesa su un grande pianoro in pietra lavica che contrasta con la sua architettura candida.
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Zafferana Etnea fa rima con zafferano. Ma non è l’unico prodotto tipico di questo territorio, perché in città si produce anche un ottimo miele, che sin da inizio Novecento è una ricchezza sia per il territorio che nelle tante ricette dolci in cui si applica. Chi dice Etna, ovviamente, non può dimenticare l’ormai onnipresente pistacchio DOP di Bronte, ma tutti da gustare sono anche i liquori alla frutta di Santa Venerina, le fragole di Maletto e i vini, come l’Etna DOC.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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