Continuiamo la nostra esplorazione della Sardegna meno conosciuta, quella lontana dai riflettori del successo, andando nel borgo meno abitato dell’Isola, o forse sarebbe meglio dire nel comune meno abitato: si trova nell’entroterra dell’oristanese, ha 81 residenti e il suo nome è Baradili. Queste realtà sono decisamente meno note rispetto alle zone di mare, invece fin troppo conosciute al mondo del turismo che, difatti, da giugno a settembre affolla (e sovraffolla) le spiagge dell’Isola; tuttavia, seppur mal collegati e poco visitati, spesso sono proprio questi i luoghi che hanno una storia magnifica da raccontare perché da sempre parte integrante del paesaggio sardo, sin dalle epoche più antiche.
E anche il borgo di Baradili, nel centro della Sardegna, non fa eccezione; raggiungerlo sarà un viaggio bellissimo (le strade sarde non deludono mai) e la meta vi permetterà di scoprire che c’è ancora chi vive lontano dallo stress e dai ritmi frenetici delle città.
Siamo nel centro dell’Isola, leggermente spostati verso ovest e verso sud. Ergo, non possiamo non partire da Cagliari, se non altro per avere una buona scusa per visitare ancora una volta questa magnifica città, capoluogo sardo ricco di cultura e spazi a misura d’uomo. Andremo a cercarci un po’ di curve e, di conseguenza, eviteremo la SS 131. Sfrutteremo invece le provinciali che ci permetteranno di guadagnare l’uscita da Cagliari verso Sestu, per poi puntare con decisione verso Senorbì, uno dei paesi principali della Trexenta, e fare qualche chilometro sulla SS 128, la lunga statale che porta nel centro Sardegna e poi fino a Nuoro. Ce la godremo per poco però perché dovremo lasciarla per andare verso Selegas, Ussaramanna e, infine, indirizzarci con decisione verso Baradili, meta finale di questo nuovo tour, ancora una volta verso un borgo meno noto della Sardegna.
Uno scorcio di Baradili
Dicevamo: già il viaggio la pena di andare a Baradili. Il bello della Sardegna, infatti, è che appena si abbandonano le aree antropizzate si è immediatamente catapultati nella natura più vera; potremmo quasi dire che il territorio ricalca il carattere forte e deciso della popolazione, poco incline alle annacquate mezze misure, non lasciando spazio a realtà di mezzo fra città e campagna ma marcando in modo netto le due realtà, con una prevalenza netta (per fortuna!) della natura. Raggiunto Baradili, quindi, avrete già goduto di panorami e curve tali per cui vi sentirete già appagati. Ma il bello deve ancora iniziare.
La Chiesa di Santa Margherita di Baradili
Il borgo è curatissimo: addentrandovi nei suoi vicoli, a piedi dopo aver lasciato la moto a riposare, vi potrete rendere conto con i vostri occhi che la cura che la popolazione riserva agli spazi comuni e alle abitazioni è quasi maniacale. Gli abitanti, infatti, particolarmente orgogliosi del loro territorio, lo preservano e lo accudiscono come se la cosa pubblica fosse, in realtà, un qualcosa di proprio ma a disposizione di tutti (che, pensandoci bene, è come dovremmo intendere tutti gli spazi pubblici). Appresa questa lezione di civiltà senza eguali, potrete dedicare una visita anche al nuraghe Candeli, una delle strutture che ancora resistono direttamente dalla Sardegna preistorica.
Un momento di festa durante Santa Margherita dei ravioli
Qualora doveste arrivare qui tra il 13 e il 19 luglio potrete assistere alla festa di Santa Margherita de is cruguxionis (dei ravioli). La strana intitolazione della Santa è dovuta alla leggenda secondo cui dopo il ritrovamento di una statuetta votiva a lei dedicata, durante l’aratura, dei giovani la portarono dal parroco che in quel momento aveva davanti a sé un piatto con soli tre ravioli. Ma una volta appoggiata sulla povera tavola del curato, la statuetta fece il miracolo e i ravioli diventarono una infinità, permettendo di sfamare l’intera popolazione. E così, a Baradili, Santa Margherita si festeggia dedicandogli la sagra del raviolo; quale miglior modo di conciliare il sacro con il profano.
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Sardegna Turismo
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