È la piccola Corsica dell'Abruzzo: in questo borgo sospeso tra i calanchi c'è un mondo da scoprire e tante specialità da gustare

È la piccola Corsica dell’Abruzzo: in questo borgo sospeso tra i calanchi c’è un mondo da scoprire e tante specialità da gustare

Stefano Maria Meconi  | 15 Dic 2024  | Tempo di lettura: 4 minuti

Dolce e salato, mare e montagna, natura aspra e accogliente. Le apparenti e molteplici contraddizioni che fanno dell’Abruzzo una continua scoperta si dimostrano, in tutta la loro ricchezza, soprattutto nella visita irrinunciabile che si può fare al bel borgo di Atri. Siamo in provincia di Teramo, una sessantina di chilometri da questa città universitaria, poco più di due ore di viaggio da Roma. Distanze che non devono certo impensierire, non lo faranno certo con i motociclisti più navigati, ma soprattutto permettono di raggiungere una località che ha tanto da offrire a un visitatore attento, che qui vi troverà certe similitudini con le più belle strade della Corsica, ma non solo. Pronti a partire?

Atri in moto. L’itinerario

Mappa

Percorso

Partiamo dal capoluogo di provincia, Teramo, per un itinerario di poco superiore ai 60 chilometri e circa 1 ora e mezza di percorrenza che ci porterà dritti verso le meraviglie di Atri. Lasciata la cittadina, prendiamo la SS80var e, per un tratto di circa 10 chilometri, seguiamo la A24 fino a Val Vomano. Non c’è pedaggio, ma se volessimo saltare questo passaggio, per alcuni noioso, ci sono due alternative: la SP19f o la SS81, sempre con “arrivo” a Val Vomano. Da qui seguiamo la SS81 fino a Penna Sant’Andrea, dove si arriva dopo 17 chilometri. Proseguiamo sulla SP36 verso sud, in direzione di Bisenti, che non tocchiamo e continuiamo sulla SP34 per Castiglione Messer Raimondo (19,5 km). Un bel tratto di curve lungo la SS81 ci porta a Villa Bozza, e da qui ancora siamo sulla SP31 e SS553 fino ad Atri, dove arriviamo in altri 25 chilometri, estremamente godibili in ogni momento dell’anno.

La “piccola Corsica” d’Italia e i suoi calanchi

Il soprannome che abbiamo scelto per raccontare quest’angolo di Abruzzo non è casuale. Se conoscete la celebre D81 in Corsica, la strada dei Calanchi di Piana, probabilmente vi sentirete “a casa” anche nel comune teramano di Atri. C’è una ovvia differenza cromatica: le rocce corse sono prevalentemente rossastre, qui emerge una cromia più tendente al grigio. Una bellezza primordiale che viene protetta, sin dal 1995, dalla Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri. Ma cosa sarebbero questi calanchi? Sostanzialmente, sono dei solchi alti e profondi nel terreno argilloso, disegnati dall’acqua e dal vento come agenti erosivi, che hanno disegnato un paesaggio decisamente originale. Lo si avvicina in moto, ovviamente, ma il consiglio è quello di scoprirlo a piedi, percorrendo i sentieri – lunghi alcuni chilometri – che portano verso la Cappella di San Paolo o il Belvedere dei Calanchi, punto quest’ultimo straordinariamente panoramico dal quale lo sguardo spazia dall’Adriatico, alla Majella, fino al Gran Sasso. E, ovviamente, arriva a uno dei borghi più belli dell’Abruzzo, che andiamo a scoprire subito.

Cosa vedere ad Atri, un gioiello sospeso nel tempo


La Cattedrale di Santa Maria Assunta, il principale edificio religioso di Atri

La pietra che copre case, palazzi e chiese sembra aver cristallizzato lo scorrere del tempo ad Atri, borgo abruzzese in una posizione particolarmente favorevole, tra le più alte vette dell’Appennino e le familiari (in tutti i sensi) spiagge del Mar Adriatico. Un buen retiro, come si sarebbe definito un tempo, il cui centro storico è davvero ricco di luoghi degni di nota. Tra questi, sicuramente la Cattedrale di Santa Maria Assunta spicca con le sue volumetrie gotico-romaniche, mentre al suo fianco il Museo Capitolare promette un viaggio nell’arte sacra con reperti di numerose epoche.

Bellissimo il Palazzo Ducale, abitato un tempo dalla famiglia Acquaviva, alla quale è titolata l’antistante piazza, che fa il paio con Piazza Duomo come fulcro della vita cittadina. Ma la bellezza di Atri è anche più nascosta, come nel caso delle antiche cisterne romane (complesso idraulico vecchio di duemila anni) oppure l’ottocentesco Teatro comunale, soprannominato il piccolo San Carlo per la bellezza che pare voler omaggiare il teatro più famoso di Napoli.

I sapori del territorio di Atri e dintorni


Insieme ai maccheroni alla chitarra e alla liquirizia, il pecorino è uno dei prodotti tipici della gastronomia di Atri

Non solo la bellezza della natura, ma anche la bontà della tavola. Ad Atri, infatti, si può assaggiare una vasta rappresentanza dei sapori della cucina abruzzese, che certamente è una delle più generose e versatili d’Italia. Il vero prodotto tipico è la liquirizia d’Atri, che viene prodotta sin dal 1836 dalla famiglia De Rosa, su ispirazione di una antica coltivazione gestita dai Domenicani ospiti nel borgo.

Parimenti da gustare è il pecorino d’Atri, come spezzafame o per arricchire un piatto di maccheroni alla chitarra, un attrezzo in legno e fili di ferro con il quale ancora oggi si dà alla pasta la tipica forma lunga e squadrata. Buonissimo anche l’olio extravergine d’oliva di questo territorio, ma del resto uliveti e vigneti qui la fanno da padroni; questi ultimi, poi, sono i “responsabili” della produzione di Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, vini di altissima qualità e perfettamente adattabili a ogni ricetta.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015



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