Cosa hanno a che fare una metropoli europea conosciuta, centro focale del design e della moda, con un piccolo borgo immerso tra le colline verdissime del maceratese? Per scoprirlo, dobbiamo immergerci nelle atmosfere e percorrere le strade delle Marche, regione da sempre ai margini del turismo di massa, una ‘fortuna’ che le ha permesso di coltivare una ricchezza e una bellezza diffusa. Esattamente come quella che troviamo a Matelica, il borgo che nel suo cuore storico cela, per poi mostrare orgoglioso, un dettaglio che la unisce addirittura a Milano. Ma per scoprire di cosa si tratta, ti toccherà continuare a leggere, anzi a scoprire. Partiamo!
Circa 90 chilometri: è la distanza che separa Matelica da Ancona, punto di partenza del nostro itinerario nonché capoluogo delle Marche. Lasciato il centro della città, antico sbocco sull’Adriatico dello Stato Pontificio, prendiamo l’Asse Nord-Sud in direzione meridionale, superiamo Aspio e ci immettiamo sulla SP361, per raggiungere la prima tappa di Osimo dopo 18,5 chilometri. Ci attende una lunghezza quasi analoga, 15 chilometri, per arrivare a Filottrano seguendo una serie di percorsi prettamente locali, che culminano nella SP361, da seguire per circa 3 chilometri. Torniamo in sella e continuiamo sulla SP8 e SP23 per Strada, poi SP502 e SP26 per raggiungere in 26 chilometri il lago di Cingoli, magnifica attrazione naturale nel cuore delle Marche. La destinazione finale non è lontana: da Frazione Moscosi, prendiamo la SP2 e proseguiamo sulla Panoramica San Vicino Canfalto, poi SS256 Muccese: arriviamo così a Matelica in 30 km. L’intero percorso, soste escluse, dura poco più di 2 ore.
A circa 90 chilometri da Ancona, Matelica sorge in una splendida zona delle Marche, ai piedi dell’Appennino
Nato a Foligno nel 1734, Giuseppe Piermarini è una figura fondamentale per la storia moderna di Milano. Eppure, in pochi – forse solo i più esperti meneghini – sanno che il suo nome è quello originale del Teatro alla Scala, considerato all’unanimità il luogo simbolo della cultura operistica e musicale non solo in Italia, ma nel mondo intero. Per chiunque abbia mai calcato i palcoscenici della lirica, l’esordio alla Scala è un rito di passaggio fondamentale, al quale hanno preso parte Luciano Pavarotti, Maria Callas, Anna Netrebko, Cecilia Bartoli e tutte le donne e gli uomini degli ultimi due secoli della musica.
Ebbene, così come a Milano, anche il teatro di Matelica lo si deve alla progettazione del Piermarini, umbro di nascita ma “lombardo d’adozione”, per la quantità di opere che vi realizza nella seconda metà del Settecento: l’università di Pavia, l’Accademia virgiliana di Mantova, la Villa Reale di Monza e il Palazzo Belgioioso di Milano. In scala ridotta, la sua cifra squisitamente neoclassica la ritroviamo proprio in quest’angolo delle Marche, dove il Teatro comunale “Giuseppe Piermarini” (datato 1805) è un elemento di grande valore per la scena sociale cittadina, inframmezzato dalla presenza di un’enoteca dedicata al Verdicchio.
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Sì, perché Matelica è anche la città di questo celebre vino bianco, tradizionale delle Marche (tipico, oltre che di questo comune, anche di Jesi e impiegato, come uvaggio, nella produzione di innumerevoli DOC, tra cui molte della zona dei Castelli Romani). Tra uno spettacolo teatrale e un bicchiere di buon vino, è imperdibile la visita a una cittadina da cartolina, soprattutto nelle sue architetture, che spaziano dalla bella loggia monumentale che si dirama dal Palazzo del Governatore alla barocca concattedrale di Santa Maria Assunta, dall’elegante chiesa di San Francesco al classicista Palazzo comunale, già “Scotti di Narni”, anch’esso introdotto da un bel porticato.
E infine, una nota tipicamente ironica del posto, che è molto simile a quanto avviene nell’umbra Gubbio: a Matelica, girando per sette volte intorno alla bella fontana che domina piazza Enrico Mattei, si ottiene la patente da matto. E come lasciarsela scappare?
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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