Marzo è il mese della primavera che arriva, in molti casi lo è anche della Pasqua (ma non nel 2025, visto che cadrà addirittura il 20 aprile), ma sicuramente lo è della giornata internazionale della donna, che viene celebrata ogni 8 marzo. E proprio a questa importante ricorrenza civile è associata la splendida mimosa, una pianta dai tipici fiori gialli, profumatissima e sin dal 1946 fiore simbolo delll’8 marzo in Italia. La si regala alle donne amate, qualsiasi sia il legame che a esse ci unisce, ma spesso lo si fa senza conoscerne curiosità e provenienza. Proprio per questo motivo, vogliamo portarvi dalle parti di Bordighera, nell’estremo Ponente ligure, quasi al confine con la Francia: qui nasce l’80% di tutte le mimose vendute in Italia. E scoprire questa piacevole località di mare a marzo è, indiscutibilmente, un piacere per la vista e per l’olfatto. Partiamo?
Partiamo dal centro di Bordighera, inseguendo sin da subito il percorso della SS1, quella celeberrima Via Aurelia che sin dall’epoca romana unisce Roma a Ventimiglia. È proprio questa la città che tocchiamo, proseguendo il nostro viaggio verso ovest, toccando i giardini botanici Hanbury e oltrepassando il confine fino a raggiungere il centro di Mentone (Menton). Lasciamo la costa e prendiamo la D2566, verso la zona del Castillon, ricca di curve, tornanti e di viadotti su spazi di pura bellezza. Tramite la D2566A arriviamo a Sospello, poi D2204 per Le Golf e da qui D93 che supera il Col de Vescayo per rientrare in Italia. Qui siamo sulla SP73, per Olivetta e San Michele, poi SS20 che passa per Airole e ridiscende il corso del fiume Roia rientrando a Ventimiglia dopo circa 62 chilometri di percorso, internazionale peraltro.
Sanremo ha il Festival della canzone italiana, ma ovviamente ha anche i fiori. E lo stesso (no, non per il Festival) può dirlo Bordighera, che gode di quel clima mite durante tutto l’anno tipico della Riviera di Ponente. La Liguria è così: tutti la danno per scontata, pochi ne parlano, eppure esiste ed è una delle regioni più eleganti d’Italia. Un’eleganza che è fatta di villini Liberty affacciati sul Mar Ligure e di scorci naturali. Gli stessi che, insieme, ritroviamo nel Giardino esotico Pallanca. Qui non ci sono le mimose, perché il focus è sui cactus e le succulente, diffuse su uno spazio di oltre 10.000 metri quadrati che Giacomo Pallanca, lasciata la sua Airole, coltivò insieme a Ludwig Winter. Ben 3000 varietà di piante per uno spazio aperto al pubblico dal 1989 e visitabile durante tutto l’arco dell’anno.
La coltivazione di questa pianta così bella la ritroviamo soprattutto nei dintorni della località, tra Vallebona e Perinaldo, dove l’inverno non è mai così freddo e l’estate non è mai così umida. Facile da far sviluppare, la mimosa la si vede in primavera che spunta a macchia d’olio in un paesaggio di uliveti, vigneti e ogni altro genere di natura dalle mille sfumature di verde. Ed è un simbolo di un territorio a tratti aspro, schivo, eppure allo stesso tempo bellissimo perché semplice, non urlato.
Tornando al centro di Bordighera, ci facciamo conquistare dal sentiero del Beodo, alla stessa maniera di quanto avvenne a Claude Monet, che dell’attuale Liguria fu frequentatore assiduo (tante le parole, e i dipinti, spesi per la vicina Dolceacqua). 2 chilometri, 180 metri di dislivello e tanti punti d’interesse, tra cui due ulivi gemelli secolari, la bella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena e l’auriva di San Giuseppe, un altro albero d’ulivo che produceva molti frutti e che, una volta venduti, permettevano di sopperire ai costi della manutenzione di un altare.
Il nome è un po’ curioso, ma il sapore è inconfondibile. Soprattutto, il brandacujun, specialità di Bordighera e di gran parte dell’Occitania francese e della provincia di Imperia, è la cartina tornasole della cucina di queste parti. Gli ingredienti sono semplici ma gustosi: stoccafisso, patate, prezzemolo, olio (rigorosamente ligure), limone, sale e pepe. Ma la vera particolarità sta nella preparazione, che prevede un continuo movimento della pentola, affinché il merluzzo si sfilacci, risultando in un sapore delicato e una consistenza morbidissima.
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