Anche i Balcani hanno la loro Firenze, ed è una città da vivere affacciandosi dai suoi ponti e leggendo i suoi maestri della letteratura

Anche i Balcani hanno la loro Firenze, ed è una città da vivere affacciandosi dai suoi ponti e leggendo i suoi maestri della letteratura

Adriano Bocci  | 27 Nov 2024  | Tempo di lettura: 4 minuti
Scutari, vista del Lago di Scutari. iStock, Unaihuiziphotography

C’è una città nei Balcani che apparentemente respira la stessa magia di Firenze, anche se con un accento tutto suo. Si chiama Shkodër, o per noi, Scutari: qui nel tempo si è vissuto un mosaico di battaglie storiche, di culture e di paesaggi che si specchiano nel suo grande lago e che, se per questo, vanno a braccetto per ponti e tradizioni. Siamo in Albania, in un (ovvio) crocevia che da centinaia di anni interseca culture e un sacco di commercio, una di quelle città che vanno viste con lo stesso entusiasmo con cui si sfoglia un grande classico. Firenze dei Balcani, la prego di preparare le Sue carpe migliori del Lago di Scutari, grazie in anticipo, cordialità.

Scutari in moto. L’itinerario

Mappa

Itinerario

Partendo da Alessio in Albania imbocca la Ruga Lezhë – Vau i Dejës e prosegui in direzione della E851/SH1 verso Shkodër. Continua sulla E851 percorrendola finché non arrivi alla Ruga Et’hem Osmani. Una volta che ci sei arrivato devi prendere la Ruga Vllazërit Frashëri in direzione di Ruga Muhamet Dibra, avvicinandoti così a Scutari.

Le strade principali di riferimento lungo il percorso sono la E851, la Ruga Et’hem Osmani e la Ruga Vllazërit Frashëri.
Per l’itinerario diretto (e dinamico) su Maps tocca qui.

Cosa vedere e mangiare a Scutari, la Firenze dei Balcani

Edifici in rovina del Castello di Rozafa, Scutari. iStock, DC_Colombia
Edifici in rovina del Castello di Rozafa, Scutari. iStock, DC_Colombia
Scutari, che in zona la si conosce meglio come Shkodër, è una città ricchissima di cultura che spesso la si descrive come Firenze dei Balcani per motivi sia artistici che storici. Sta nel nord-ovest dell’Albania ed è da sempre un crocevia di culture e civiltà, visto che sta vicino al Lago di Scutari e le Alpi Albanesi.
Nasce attorno al IV secolo a.C. e il nome dovrebbe venire da Sco’ Drinon, cioè il luogo dove passa il fiume Drin. Era già popolata dagli Illiri ma venne colonizzata dai Romani, diventando un grosso nodo stradale dell’Illyricum, ma quando l’Impero romano si spacca in due Scodra va nell’Impero romano d’Oriente ma torna in mani serbe nella prima metà dell’anno Mille per rimanerci quasi per 400 anni.
Punto è che da lì però, causa minaccia ottomana, la famiglia dei Balšići cedono il controllo alla Repubblica di Venezia e in questo periodo si fortifica il castello e vengono fatte molte bellezze tutte da visitare. Nel XX secolo ha vissuto un po’ di movimento, dall’occupazione italiana nella Seconda Guerra Mondiale all’era comunista che la ha caratterizzata fino agli anni ’80; è stata il cuore del cattolicesimo in Albania, ospitando anche l’unico Museo dell’Ateismo durante il regime comunista.

Ma ora parliamo un po’ di cosa vedere a Scutari, che è ora. Anzitutto c’è il Castello di Rozafa che sta su una collina a 130 metri d’altezza, ovvie viste panoramiche sul Lago di Scutari e su 3 fiumi: Boiana, Kir e Drin. È di epoca illirica e poi modificato da veneziani e ottomani, e dentro le mura si possono esplorare le rovine e un museo che illustra la ricchissima storia bellica della fortezza e della regione (non è poca roba, ndr.).
Se per questo Scutari è il centro della letteratura albanese, avendo dato i natali a Migjeni, Ernest Koliqi e Ndre Mjeda, i cui scritti hanno plasmato l’identità culturale del Paese.

Ponte di Mes o ponte di Mesi, Scutari, Albania. iStock, rbouwman
Ponte di Mes o ponte di Mesi, Scutari, Albania. iStock, rbouwman

Il centro storico di Scutari è vivissimo, specie lungo la via pedonale Kole Idromeno dove sia di giorno che di notte caffè, ristoranti e negozi sono uno dopo l’altro in edifici storici ben conservati. Non lontano c’è la Biblioteca Pubblica Marin Barleti con più di 250.000 volumi, oppure c’è la Casa Museo di Migjeni tutta da vedere.
Non lontano, la Biblioteca Pubblica Marin Barleti, con i suoi oltre 250.000 volumi, offre una testimonianza tangibile della ricca eredità culturale di Scutari. Per chi vuole immergersi nella vita e nelle opere del poeta Migjeni, è imperdibile una visita alla sua Casa Museo, che celebra il contributo inestimabile di questo grande maestro alla letteratura albanese. Non è da meno il Ponte di Mes, a 5 km a nord di Scutari nel villaggio di Mes, un ponte di pietra del XVIII secolo sul fiume Kir. Lungo 108 metri e con 13 archi è uno dei ponti ottomani più lunghi, e ovviamente uno dei luoghi più scenici e fotografati.
Altra cosa da vedere è il Musei Nazionale della Fotografia Marubi, una tappa negli essentials sia per appassionati d’arte fotografica che non, fondato da Pietro Marubi nel XIX secolo con le foto più belle dei Balcani. C’è documentato più di un secolo di storia, fin dal 1858. Ovviamente c’è pure il Lago di Scutari, il Garda d’Orienteil lago più grande dei Balcani e dell’Europa meridionale.
Che c’è da dire? Ecosistema ricco, variegato, birdwatching, passeggiate in bicicletta lungo le rive, gite in barca, tanto… perché il lago è tanto, quasi 400 chilometri quadrati, o meglio fra i 370 e i 530 a seconda dei livelli dell’acqua. Se poi dall’itinerario fai qualche deviazione, Scutari è comunque punteggiata attorno da bei villaggetti di pescatori.
E comunque quando vai a Scutari mangiati una Tavë krapi, una terrina di carpa fritta tipica della zona del lago, fatta al forno col sugo, alloro, aglio, aceto, vino e prugne secche. E sì, prima friggono la carpa, poi continuano la cottura col resto: se ci capita fai carpe diem che la carpa alla scutariana è una goduria. Non prendere le carpe senza ottimi scarponi.

Crediti copertina: iStock/Unaihuiziphotography

 

Adriano Bocci
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