Una lettera inviata da Francesco Petrarca a Dionigi da San Sepolcro, nel 1336, è l’ispirazione per l’itinerario du jour. Siamo andati a rimestare tra le pagine più antiche della letteratura italiana, anche se in questo caso lo scritto è latino, per parlarvi di un luogo che si trova in realtà in Francia. Insomma, un vero e proprio minestrone di luoghi e di ispirazioni, che ci portano verso quello che è comunemente noto come il gigante della Provenza: il Mont Ventoux. L’Ascesa al Monte Ventoso è una testimonianza di come questa montagna, già sette secoli fa, incutesse timore per i suoi pendii scoscesi e pressoché desertici, spazzati dal vento. Se per Petrarca la scalata fu prevalentemente un cammino di redenzione spirituale, per noi ha un significato più secolare, sicuramente turistico, ma che difficilmente non ha il suo significato. Partiamo?
Il percorso classico occidentale per arrivare a scalare il “Gigante della Provenza” parte da Avignone, la città dei papi. Prendiamo Boulevard de la Ligne e continuiamo su Boulevard Saint-Lazare. Manteniamo la destra per rimanere su Route Touristique du Dr Pons/D225.
Entriamo in n D907, continuiamo su D225, su D942 e alla rotonda rimaniamo su D942. Alla rotonda successiva prendiamo D938 e in quaranta minuti siamo a Malaucène. Borgo del Vaucluse legato alla cosiddetta Cattività avignonese, la città vanta una chiesa romanica infatti realizzata su richiesta di Papa Clemente V che, nel 1305, si spostò da Perugia a Lione trasferendo così la sede apostolica in Francia.
Da Malaucène continuiamo su D938, svoltiamo a sinistra e prendiamo Rue Pétrarque/D974. Alla rotonda prendiamo la prima uscita per restare su D974. Svoltiamo a destra ed ecco che si apre dinnanzi a noi il Mont Ventoux in tutta la sua bellezza. La strada tortuosa attraversa magici campi di lavanda e dense foreste prima di lasciare intravedere l’imponente montagna calcarea. Fermatevi nel punto di osservazione per ammirare a 360 gradi il panorama straordinario.
Da Malaucène il Mont Ventoux dista circa 20 chilometri e 40 minuti. Oggi è possibile compiere l’ascesa al Monte Ventoso” con una strada impegnativa, ma nel Trecento era sicuramente un’esperienza molto più dura. Non è un caso se la scalata che Francesco e Gerardo Petrarca compirono nel 1336 divenne l’espediente per un testo memorabile e simbolo delle difficoltà morali.
Il Mont Ventoux (in fondo) visto da uno dei tanti campi di lavanda della Provenza
Alto 1.912 metri, il Mont Ventoux si trova nella regione del Sud Francia chiamata con un acronomo PACA, ovvero Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Non possiamo definirla propriamente una vetta delle Alpi, considerando che tra l’altro dista 195 chilometri dal Colle dell’Iseran e 132 dal Colle della Maddalena. Allo stesso modo, però, è un luogo iconico d’Oltralpe, ben riconoscibile per due motivi fondamentali: la totale assenza di vegetazione sulla vetta e il suo profilo imponente, separato da tutto il resto, che rende la cima visibile fino a 100 chilometri di distanza.
Cima sulla quale, peraltro, si trova un osservatorio costruito sotto forma di una torre bianco-rossa che ricorda le forme di un faro navale. E che, idealmente, richiama l’altro faro delle Alpi, quello dell’Oberalppass. Ma il Monte Ventoux vanta una particolarissima diversità climatica e naturale. Qui si incontrano piante mediterranee, foreste di faggi e abeti o piante artiche. L’unicità della vegetazione è valsa alla cima la classificazione di Riserva della Biosfera dall’UNESCO.
Dal punto di vista sportivo, la salita al Ventoux (difficilissima per via delle forti pendenze e dell’ampio dislivello spalmato su pochi chilometri) è una delle più temute del Tour de France. Non è un caso che la Grande Boucle sia passata qui varie volte, ben 16 tra il 1951 e il 2016. In realtà il Ventoux è considerato una sfida estremamente impegnativa per i ciclisti: lo dimostrano la morte di Tommy Simpson nel 1967 poco prima di arrivare in cima e il malore di Eddy Merckx nel 1970. La natura incontaminata, l’altitudine e il paesaggio brullo rendono oggi il Monte Ventoso una meta ambitissima anche per gli appassionati di trekking.
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I nostri cugini d’Oltralpe non si fanno parlare dietro in fatto di cibo. Ecco perché l’ascesa al Monte Ventoso in moto non può rinunciare ad una tappa premio per scoprire la cucina provenzale. Ecco tre ristoranti in cui fermarsi in Vaucluse.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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