La più grande isola del Mediterraneo si divide in innumerevoli province, macrozone, consorzi comunali e aree di interesse, come i Monti Iblei, vero biglietto da visita della Sicilia che incanta il viaggiatore.
L’altopiano, che si eleva fino a una quota massima di 987 metri, raggiunge i consorzi di Ragusa, Siracusa e solo parzialmente anche il catanese. Terra di profondo interesse storico-paesaggistico, scoprirla (anche in moto) significa immergersi in una rappresentazione iconica del bello siciliano.
Al mototurista più attento presentiamo un tour medio-breve (120 chilometri in tutto) ma ricco di luoghi d’interesse, saliscendi e strade d’autore.
Partenza e rientro da Ispica, l’itinerario dei Monti Iblei tocca mare ed entroterra per complessivi 120 chilometri. Non è un percorso ardito, è privo di deviazioni su strade bianche ma compensa con la bellezza inattaccabile delle mete raggiunte. Lasciato il centro storico ispicese, ci immettiamo sulla SS115 giungendo in pochi chilometri a Michelica, alle porte di Modica. Ci arriviamo in 18 chilometri, concedendoci già la prima sosta del tour.
Tra Modica e Ragusa (17 chilometri) ci immergiamo tra gli scenari più ispiratori dei monti in Sicilia, passando dalla città del cioccolato alla capitale del Barocco. Altra sosta – stavolta ancor più approfondita – e ripartiamo alla volta di Donnafugata, che dista 20 chilometri. A metà strada si devia dalla SP52 verso la SP13, mentre in lontananza compare l’Aeroporto di Comiso.
Tenete a mente questo scalo, utile per chi volesse giungere in Sicilia in aereo e poi noleggiare una moto in loco. Lo scalo del ragusano è servito quotidianamente da voli di linea di compagnie tradizionali e low cost. La deviazione per il Castello di Donnafugata varrà sicuramente il viaggio, e difficilmente ne rimarrete delusi. SP20 e SP36 (oltrepassata Santa Croce Camerina) ci portano finalmente verso la costa ragusana, mentre Scicli si approssima.
La bella città può essere l’approdo di giornata per chi decide di dedicare ai Monti Iblei più di un giorno. Se la stagione lo permette, si prosegue per 11 chilometri verso Sampieri, dove fermarsi a pernottare direttamente sul mare. È proprio da qui che si dirama l’ultimo tratto di percorso, quello che ci riporta a Ispica in 22 chilometri abbondanti.
Definizione quanto mai complessa, quella di paesaggio ibleo. Due parole che nascondono una incredibile varietà di luoghi e di evoluzioni geologiche, dai calcari miocenici fino alle terre vulcaniche emerse (e non).
I Monti Iblei sono ricchissimi in sorgenti, fiumi e cascatelle che hanno scavato nei millenni molti canyon. Tra questi, di particolare interesse è il canyon di Cavagrande del Cassibile.
Mentre l’entroterra è verde, florido e autenticamente tranquillo la costa iblea si caratterizza per le sue pietre bianche. Molte di queste, estratte in passato, sono state utilizzate per costruire gli edifici di Modica, Comiso e Siracusa. Più originale il profilo minerario di Ragusa, dove si estrae una pietra nera, detta appunto “pece”.
Tra fenditure, grotte e vulcani (è del resto questa una terra emersa di vulcani sotterranei) gli Iblei hanno una geodiversità tra le più importanti dell’intera Sicilia.
Definire con estrema varietà cosa vedere nella zona dei Monti Iblei è impresa decisamente ardua. In seno a questo itinerario, ci limiteremo a scoprire le zone più conosciute per motivi turistici, storici o enogastronomici.
Lo facciamo partendo da Ispica, bel comune collinare dal quale la vicina costa si ammira in tutto il suo splendore. Ricca di edifici religiosi di stile barocco, riedificati nell’arco del Settecento (la Basilica di Santa Maria Maggiore, quella dell’Annunziata o la chiesa madre di San Bartolomeo), è una vera cartolina del barocco siciliano.
Poco più in là, la frazione marittima di Sampieri (che appartiene al comune di Scicli) regala l’autentica esperienza del mare di un tempo. Il borghetto di pescatori, scelto nel Novecento come buen retiro da molti autori, gode di una splendida spiaggia dorata, bagnata da un mare limpidissimo.
Rientrando verso l’entroterra dei monti in Sicilia incontriamo proprio Scicli, il presepe vivente e gioiello barocco che nel 2002 è entrato, con le altre città della Val di Noto, nel novero dei Patrimoni UNESCO dell’Umanità. Ne si apprezzano le forme eleganti e l’ordine architettonico, che trova la sua massima espressione nel Palazzo del municipio sciclitano e nelle chiese consacrate a San Matteo e San Giovanni Evangelista.
Virando verso Ragusa incontriamo il Castello di Donnafugata, un capolavoro neogotico che i Chiaramonte di Modica vollero addirittura già nel Trecento, ma il cui aspetto attuale – ivi compreso il florido giardino – sono molto più recenti. Un restauro risalente agli anni Ottanta e Novanta ha riportato all’antico splendore le architetture in pietra candida, mentre tra gli 80.000 metri quadrati di parco troviamo tempietti, spazi verdi e un labirinto in pietra.
Nonostante si trovi in un luogo non prossimo alle grandi strade di comunicazione, Donnafugata è dotata di una stazione ferroviaria posta lungo la linea Ragusa-Comiso. La sua realizzazione si deve all’influenza del barone Corrado Arezzo de Spuches, proprietario del maniero di Donnafugata, che fece giungere i treni proprio nelle immediate vicinanze del suo sontuoso palazzo.
La bella Ragusa, 74mila abitanti, sorge su un pianoro montuoso a circa 500 metri di altitudine. Città dei ponti, la sua architettura è frutto della ricostruzione dopo il terremoto della Val di Noto del 1693, il più potente della storia italiana e capace di radere al suolo intere città (Catania, Modica, Ragusa, Lentini, Siracusa, Militello e non solo). Fu proprio in seguito al sisma che la ricostruzione assunse dei caratteri precisi e ordinati, dando anzi alle città razziate dal terremoto nuovo e più grande splendore.
Mentre si passeggia per Ragusa si ammirano le cave e le feritoie dei Monti Iblei, senza distaccarsi dal ricchissimo patrimonio architettonico della città, come la Cattedrale di San Giovanni Battista, il Duomo di San Giorgio (apripista dello stile barocco siciliano) o il curioso Circolo di conversazione, un palazzetto neoclassico del tardo Ottocento costruito proprio per ospitare riunioni e festeggiamenti della nobiltà locale.
Meta d’elezione per gli amanti del gusto è infine Modica: qui si produce il particolare cioccolato locale, che a differenza delle lavorazioni più diffuse richiama l’originale uso azteco. Lo si realizza infatti a freddo, insieme allo zucchero, dandogli così una consistenza granulosa e un sapore ancor più intenso.
Sono Alessio Gabrielli, ho 26 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito TrueRiders portando avanti la mia passione per le moto e lo sport
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