Dorsoduro: un nome che per molti evoca un famoso sestiere di Venezia, ma che per noi biker individua inequivocabilmente quella moto, made in casa Aprilia, che ha dominato il listino dell’azienda per circa 12 anni, per poi uscire di scena. Un po’ come fanno le grandi attrici all’apice del successo, Aprilia Dorsoduro ha deciso nel 2020 di abbandonare il palcoscenico, lasciando il suo posto a moto di tutt’altro segmento. Una scelta aziendale molto netta quella di lasciar perdere (speriamo solo per un po’) il settore motard, decisione di cui, a noi poveri mortali, sfugge il senso ma che sicuramente in Aprilia avranno ben ponderato.
Sta di fatto che Dorsoduro oggi non c’è più; tuttavia lei vive nei nostri ricordi, nel cuore dei tanti piloti che l’hanno posseduta (e amata) e nel mercato dell’usato dove molti esemplari ancora fanno la loro figura. E noi di TrueRiders, oggi, abbiano deciso di dedicarle le nostre pagine migliori.
La 750 fu l’inizio di un sogno
Il 2008 fu un anno denso di avvenimenti storici. La famigerata banca Lehman Brothers dichiara fallimento, causando un crollo di Wall Street di ben 500 punti, secondo solo a quello avvenuto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e, sempre negli Stati Uniti d’America, i cittadini eleggono alla presidenza Barack Obama, 44° presidente e primo di origine afroamericana. E durante questa vera e propria tempesta politico-economica che, a vari livelli, ha avuto riflessi su tutto il mondo, gli ingegneri di Noale regalavano al mondo la Dorsoduro, una moto che avrebbe lasciato il segno nel mondo del motociclismo. Afferente alla categoria delle supermotard, anche piuttosto spinte, questa moto montava un motore bicilindrico a V (angolo di 90°) da 750 cc, capace di scaricare a terra 92 cv e 82 Nm di coppia.
Con la 1200 la Dorsoduro fece il botto
Considerato il peso di 186 kg e la rapportatura del cambio corta, le probabilità di effettuare un decollo non autorizzato aumentavano esponenzialmente. La Dorsoduro, il cui nome deriva proprio dal suo profilo molto simile al famoso sestiere veneziano, fu la prima moto a montare l’acceleratore Ride by Wire, con il controllo elettronico dei corpi farfallati. Le versioni disponibili erano 3: senza ABS, con ABS e la Factory, decisamente votata alla pista e dedicata ai piloti più esperti.
Ci piace ricordarla così, durante il riposo dopo una lunga cavalcata
Solo 2 anni dopo Aprilia capì che doveva andare oltre, per soddisfare la clientela e per stare al passo con la concorrenza; così nacque la versione 1200. Il motore qui era sempre un bicilindrico a V, ma questa volta da ben 1200cc di cilindrata, 130 cv e 115 Nm di coppia; il peso rimase magicamente inalterato e, quindi, la probabilità di usare molto poco l’avantreno diventava una certezza. Purtroppo, i sogni sono belli ma durano sempre troppo poco: nel 2017, difatti, la 1200 e la 750 lasciarono il palco a un’unica versione da 896 cc di cilindrata, 95 cv e 90 Nm di coppia, studiata per abbracciare un po’ tutte le fasce di pubblico. Tuttavia, il progetto terminò nel 2020, anno in cui la Dorsoduro abbandonò definitivamente il listino Aprilia, lasciando vuoto il posto nel segmento.
Nessuno ne ha più sentito parlare: qualcuno dice che stia facendo un restyling in un monastero in Tibet, qualcun altro che stia circolando nel mercato sotto mentite spoglie; l’unica verità, per ora, è che in Aprilia non abbiano alcuna intenzione di farla rinascere. Tuttavia, sognare è (per ora) gratis e quindi noi ci lanciamo in un sogno a occhi aperti in cui Dorsoduro torna a dominare il listino Aprilia. Perché nessuno potrà mai toglierci i nostri sogni.
Credit foto:
Dorsoduro – Wikipedia
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Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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