Che Ducati non sia di certo una casa economica è più che noto, ma una moto da 235mila euro è molto anche per loro; ma tant’è che l’hanno fatta, l’hanno messa in vendita e, com’è ovvio che fosse, hanno pure esaurito tutta la produzione. Un’operazione (costosissima) che racchiude in sé un messaggio estremamente importante e da prendere a esempio: nel mondo c’è sempre qualcuno pronto a spendere cifre folli per un pezzo autentico di made in Italy, specie se si tratta di un prodotto della nostra apprezzatissima ingegneria motoristica. Insomma, Ducati si conferma ancora una volta tra le principali bandiere dell’industria del nostro Bel Paese, accanto agli altri grandi nomi fra cui Piaggio, Lamborghini e Ferrari. Ma quale fu lo sviluppo di tutta questa immane operazione tecnico-finanziaria? Restate con noi di TrueRiders e scoprirete tutti i dettagli più succosi della nascita e l’evoluzione della Ducati Desmosedici RR.
La squadra Ducati posa con la Desmosedici RR
Correva l’anno 2001 quando una notizia sconvolse i ducatisti e tutti gli appassionati di motociclismo mondiale: Ducati aveva avviato il progetto per fare il proprio esordio in MotoGP a partire dalla stagione 2003. Capo progetto fu designato Filippo Preziosi. Ora, se da una parte il popolo dei tifosi rimase positivamente a bocca aperta, è molto probabile che gli altri grandi costruttori abbiano provato un certo brivido lungo la schiena, subito seguito da un generale senso di preoccupazione e inquietudine. E bene fecero, perché la Desmosedici RR si presentò in pit lane particolarmente agguerrita sin dalla prima stagione.
Dalla strada alla pista in un battibaleno
Ma Ducati, si sa, non si ferma mai e, l’anno successivo al debutto, annunciò la messa in produzione di una esatta replica della Desmosedici da pista, ma in versione stradale (non a caso RR significa proprio Race Replica). Questa Ducati sarebbe stata prodotta in 1.500 esemplari e venduta alla modica cifra di 60mila Euro, ma alcuni esemplari, col tempo, sono arrivati a costare anche 235mila Euro.
Soluzioni ingegneristiche uniche
La casa di Borgo Panigale mise in commercio la Desmosedici RR stradale tra il 2006 e il 2007. L’interesse del mercato, nonostante la cifra strabiliante, fu immediato e totale, tanto che la moto divenne ben presto sold out. E come dar torto a tutti quelli che spesero una cifra così folle? La moto era, ed è tutt’ora nonostante i sedici anni di età che le pesano sulla schiena, un vero e proprio prodigio dell’ingegneria italiana. Anche perché, di fatto, era la prima e unica copia di una MotoGP con la quale però si poteva comodamente circolare per strada. Sostanzialmente, difatti, in Ducati avevano tratto le mosse dalla GP06, la moto che aveva corso nella stagione 2006, e da lì erano partiti per elaborare la versione immatricolabile.
Solo una colorazione disponibile
Inutile specificare che tutto, layout, materiali, tecniche, derivano strettamente dal modello da competizione, ed è proprio questa la caratteristica che rende unica la Ducati Desmosedici RR e giustifica il prezzo stratosferico di 60mila euro, oggi balzato di quasi quattro volte in certe occasioni. Il motore è un V4 a L da 989 cc di cilindrata, con doppio albero a camme desmodromico in testa e tecnologia “Twin Pulse” a scoppi asimmetrici. In buon sostanza si tratta di un 4 cilindri che lavora in modo molto più simile a un bicilindrico. Oggi siamo abituati a questo tipo di soluzione, ormai disponibile su diverse moto della gamma Ducati, ma al tempo fu una grande innovazione.
Oltre a erogare una potenza di oltre 200 cavalli e 116 Nm di coppia (su una moto da 171 kg!), questo motore era unico anche per i materiali utilizzati per la sua realizzazione: la sapiente fusione di titanio, lega d’alluminio e magnesio furono determinanti per la leggerezza del propulsore. Un cambio a 6 marce completamente estraibile (così da facilitare al massimo gli interventi), abbinato a una frizione multidisco a secco antisaltellamento, garantisce la trasmissione del moto alla ruota posteriore, con la complicità di catena e corona.
Forcellone in scatolato di alluminio
Il telaio è un altro dei marchi di fabbrica Ducati: in tubi in acciaio a traliccio, ma per la speciale occasione con aggiunta di piastre di rinforzo ricavate dal pieno. Non poteva, ovviamente, mancare un po’ di carbonio che si occupa di sostenere la sella. La forcella anteriore più che da Öhlins sembra progettata dalla NASA: steli da 43 mm pressurizzati, trattati la nitruro di titanio per aumentare al massimo la scorrevolezza. Posteriore caratterizzato da un forcellone in scatolato di alluminio e monoammortizzatore, sempre by Öhlins, completamente regolabile. Reparto freni affidato, com’è giusto che sia, agli specialisti di Brembo che dotarono la Desmosedici RR di dischi anteriori da 330mm, con pinze a 4 pistoncini azionate da una pompa radiale, e al posteriore un disco da 240mm, con pinza a due pistoncini contrapposti. Bridgestone prende le misure e produce pneumatici di sartoria per la Desmosedici.
Lo scarico è “a camino”
Per concludere, la soluzione per lo scarico è decisamente inusuale: la Desmo (per gli amici) è infatti equipaggiata con un terminale “a camino” ossia inglobato nel codone, con i gas di scarico che fluiscono liberamente verso l’alto. Qualora aveste un bel gruzzoletto da parte, vi do una brutta notizia: in Ducati non trovate più niente. Tuttavia, potrete sempre tenere d’occhio i siti dedicati e le aste di moto di lusso: qualcosina, ogni tanto, viene fuori.
Credit foto:
Sito ufficiale Ducati
Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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