Mitica seppur dalla potenza ridotta: storia della Cagiva Mito 125

Mitica seppur dalla potenza ridotta: storia della Cagiva Mito 125

Leonardo Anchesi  | 31 Ott 2023  | Tempo di lettura: 4 minuti
Ascolta i podcast
 

Abbinate le parole Cagiva e Mito e vi troverete, come per magia, proiettati nei meravigliosi anni Novanta, quando l’Euro era solo una trovata giornalistica e i motori rombavano senza limitazioni. E per la precisione siamo nel 1990 quando, dalle ceneri della Freccia, in Cagiva realizzano la Mito. Mai nome fu più adeguato per quella che, con il tempo, divenne veramente un mito del motociclismo. Sogno per i più giovani e disperazione per i genitori che dovevano accogliere le incessanti richieste dei figli, questa piccola di casa Cagiva si è ritagliata una sua fetta di mercato, in un momento in cui le concorrenti non erano certo alle prime armi: Aprilia RS, Suzuki RG Gamma, Gilera SP sono solo alcune delle temibili rivali sul mercato che, tuttavia, la Mito non ha avuto problemi a eguagliare e, in certi casi, anche a superare.

Ma ora basta con tutti questi preamboli e andiamo a scoprire insieme la storia di questo piccolo grande Mito.

1 Un anno di grandi novità

Linee piuttosto essenziali per la prima serie

Era il 1990: l’Italia cantava “Un’estate italiana”, la fortunata colonna sonora del Campionato del Mondo di Calcio che si disputava sul Patrio Suolo, interpretata da due eccellenti cantautori del calibro di Gianni Nannini ed Edoardo Bennato, e la Fiat presentava al mondo la Tempra, erede della tanto comoda quanto vituperata Regata. Il 18 maggio di quell’anno, venti giorni prima della tanto attesa cerimonia inaugurale della competizione calcistica, in Cagiva, invece, presentavano la Mito, una piccola motocicletta del segmento ottavo di litro, destinata ai più giovani ma con le linee già di una moto adulta.

Il primissimo modello, ancora sprovvisto di carene per una défaillance industriale (non ne arrivarono abbastanza per iniziare l’assemblaggio), era spinto da un monocilindrico a 2 tempi da 124,63 cc di cilindrata, da quasi 32 cavalli a 11.000 giri. Un piccolo macinino che, tuttavia, riusciva letteralmente a far volare i soli 121 kg della Mito. Insomma, le carte in regola per diventare il sogno proibito di ogni sedicenne sulla penisola (Isole comprese) le aveva tutte e, infatti, andò proprio così.

2 Mito II: la vendetta

Dopo soli due anni Cagiva sentì la necessità di procedere a un primo rinnovamento del modello, in particolar modo intervenendo sulla ciclistica e sulle grafiche. L’avantreno venne affidato a forcelle Marzocchi con steli da 40 mm; allo stesso tempo, per garantire il massimo delle sicurezza, la pinze dei freni vennero scelte di tipo maggiorato, come anche la stessa pompa, il tutto prodotto dalla italianissima Brembo. Un aggiornamento delle grafiche seguì l’intervento sulla ciclistica, così da rendere la moto più accattivante agli occhi dei giovani biker. L’aggiornamento interessò anche il motore, ma solo per garantire una migliore fluidità di erogazione, senza aumentare la potenza.

3 La vera svolta: Mito Ev

Da Mito a 916 il passo è breve

Nel 1993 Ducati presentò una moto che fece, di colpo, sembrare tutto vecchio tutto ciò che esisteva nel raggio di un paio di migliaia di anni luce: la Ducati 916. Cosa c’entra con la Mito mi chiedete? C’entra, eccome se c’entra. Perché l’anno successivo, Cagiva fece il colpo da maestro: grazie a una collaborazione con Massimo Tamburini, il progettista della 916, dotarono la Mito di una carenatura (quasi) identica a quella della 916. Insomma, realizzarono il sogno di tutti quei giovani che per mancanza di requisiti, o semplicemente del denaro necessario, non potevano guidare una 916. Avevano trovato la giusta chiave di lettura di far diventare la Mito una vera e propria icona, lanciandola nell’iperspazio del mercato.

Gialla è ancora più accattivante

Grazie a questa mossa ancora oggi la Cagiva Mito Ev è una delle moto degli anni Novanta più ricercate dai collezionisti e da tutti qui boomer (come me) che vogliono vivere, ancora una volta, quel sogno tutto al Tricolore.

Credit foto:
Cagiva Mito – Wikimedia Commons

Leonardo Anchesi
Leonardo Anchesi

Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.




©  2024 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito Fytur