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Sardegna, King e luci perenni

Community TrueRiders  | 06 Ott 2022  | Tempo di lettura: 3 minuti
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There is a light that never goes out”.

C’è una luce che non si spegne mai, cantavano gli Smiths nel lontano ’86, e questa a luce che non si spegne è esattamente quello che ho dentro dalla prima volta in cui ho vissuto la Sardegna in moto.

E come tutte le luci che non si spengono, ogni tanto vanno alimentate. Quindi quest’anno quando ho pensato al mio viaggio estivo, i dubbi sono stati ben pochi… Sardegna, on the road!

Base nei dintorni di Cagliari per vivere 5 giorni di strade inesplorate, tramonti sul mare e scogliere da togliere il fiato, vissute a cavallo della mia Harley Davidson Road King Special; un buon modo per far fare i primi km alla nuova arrivata in garage!

Carichiamo la moto, scopriamo che le valigie del King in pratica sono infinite, borsone legato allo schienale e via partire! Imbarchiamo a Livorno in direzione Golfo Aranci (eh si, questa è l’unica cosa negativa, 8 ore di nave che sembrano durare una vita), si scende dal traghetto con le prime luci del giorno e subito partiamo forte; alba, in moto, con i primi km di vista sul mare! Da qui in poi è tutto un divenire di meraviglie.

In 5 giorni viviamo la costiera del sud Sardegna, passando da Costa Rei, Villasimius, le dune di Piscinas (dove sarebbe decisamente servita una enduro), la strada che porta a Pixinni ma senza dimenticare l’entroterra; la Sardegna regala curve veloci (oddio “veloci” con una Harley si fa per dire…. “allegre”?), aperte e soprattutto un asfalto incredibilmente pulito e lineare! In poche parole il paradiso dei motociclisti!

Pur essendo la settimana di Ferragosto, il Sud Sardegna non è troppo affollato di turisti che in genere si riversano nelle località più rinomate e conosciute; ben per noi, che ci possiamo godere questa meraviglia senza doverci sorbire il traffico. L’entroterra è praticamente un deserto da film! Passiamo da paesaggi rocciosi a boschi nell’arco di una manciata di km, per poi scavallare e trovarci davanti l’azzurro di un mare che sembra dipinto.

Sto 3 giorni a fare ai miei compagni di viaggio una testa tanta così per fare la costa che porta da Cagliari alla spiaggia di Tuerredda nell’ora del tramonto. La “golden hour” sarda è un qualcosa che lascia senza fiato, la ricordavo bella, ma non certo “così” bella.

L’ultima sera, come quella di ogni viaggio, ci lascia sempre un velo di tristezza. Fronte mare, con il nostro (ennesimo) aperitivo, non facciamo che pensare a quanto ci piacerebbe vivere la Sardegna più a fondo, o forse a quanto ci piacerebbe vivere esattamente in quel momento, pensando solo a moto, mare e stop.

A pensarci bene “moto e mare” vanno sempre bene.

La mattina seguente ricarichiamo tutti i bagagli, che al ritorno sembrano sempre aumentati, diamo un’occhiata alla pressione delle gomme (sono 40 °C e siamo in 2 + bagagli) e ci spariamo quei 200km che ci separano dal traghetto. Giusto il tempo di fare una sosta a San Teodoro (dove rischiamo di prendere l’ennesima multa per divieto di sosta, visto che la sera tutte le strade diventano pedonali) fino ad arrivare al nostro imbarco che ci riporta in Toscana.

Al mattino siamo a Livorno, indirizziamo le ruote verso l’entroterra e dopo pochi km abbiamo davanti a noi le crete toscane; alla fine non è da lamentarsi troppo neppure qui in quanto a paesaggi.

5 giorni volano. Ma volano per davvero. 1700km dalla partenza da casa al rientro, la scusa di “facciamo il rodaggio” stavolta ha funzionato fin troppo bene.

Entriamo in garage e la luce del grande faro del King si spegne per decretare la fine del viaggio.

Svuotiamo le valigie. Siamo a casa.

Chiudiamo la porta del garage, eppure c’è qualcosa.

There is a light that never goes out”. C’è una luce che non si spegne mai.

La testa è già al prossimo viaggio.



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