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Terre di castelli, storia e natura del Modenese in sella

Stefano Maria Meconi  | 10 Nov 2020  | Tempo di lettura: 6 minuti
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Un’unione funzionale e moderna, ma che cela una ricca storia alle sue spalle: stiamo parlando delle Terre di Castelli, nel Modenese. Questi otto comuni, che hanno formato un consorzio nel 2001, rappresentano una formidabile meta turistica “di periferia”.

Non lontano da Bologna, capoluogo dell’Emilia-Romagna e vero crocevia degli spostamenti tra Nord e Centro Italia, ci sono loro. Piccole e medie realtà del territorio, che in tutto contano meno di novantamila abitanti, contraddistinte da una bellezza paesaggistica ragguardevole.

Mentre è sempre più forte la ricerca (leggasi pure necessità) del turismo di prossimità, ecco che realtà come queste fanno breccia nell’interesse dei viaggiatori.

Nel giro di una giornata, dunque, questo territorio offre interessanti proposte, dalla natura alla storia fino alla cultura, adatte a una vasta platea di turisti.

Pronti a scoprire i Castelli del modenese insieme a noi? Partiamo!

1 Tutto quello che c’è da sapere sulle Terre di castelli

1.1 Dall’Appennino al Panaro

Dell’Unione Terre di castelli, che si trova interamente nella provincia di Modena, fanno parte oggi otto comuni: Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola e Zocca.

È un territorio decisamente variegato ed eterogeneo, che include sia zone di pianura che parte dell’Appennino bolognese. Guiglia, Marano sul Panaro e Zocca hanno fatto infatti parte, fino al 2008, della Comunità montana Modena Est, poi disciolta.

Terre di castelli, Spilamberto
Le cantine dell’aceto balsamico di Spilamberto

Se si esclude infatti Marano sul Panaro, che sorge in bassa collina, sia Guiglia che Zocca sono comuni collinari, quantunque di alta montagna: proprio Zocca, infatti, arriva fino a 915 m s.l.m.

Il fiume Panaro, che da il nome a due comuni delle Terre di castelli, è tra i più importanti fiumi dell’Emilia-Romagna. Lungo quasi 150 chilometri, nasce sull’Appennino del Corno alle Scale e affluisce nel Po, non lontano da Bondeno (Ferrara).

1.2 Un’unione di saperi e di sapori

Sappiamo bene che l’Emilia-Romagna è una delle regioni più “gustose” d’Italia, e da qui provengono tante specialità conosciute in tutto il mondo, come il Parmigiano o il prosciutto di Parma.

Non fanno eccezione i comuni delle Terre di castelli, che contribuiscono al paniere emiliano-romagnolo con prelibatezze come l’aceto balsamico di Spilamberto o la ciliegia di Vignola.

Rocca, Vignola
La Rocca di Vignola, città famosa per le sue ciliegie “Morette”

L’Aceto Balsamico Tradizionale – questo il suo nome ufficiale – è un prodotto antichissimo, che deve la sua fama internazionale agli Estensi. A differenza del modenese IGP, che è pià industriale, questo è un prodotto di straordinario valore organolettico, che viene fatto invecchiare per periodi compresi tra 12 e 25 anni. Addirittura, l’aceto balsamico “vero” potrebbe essere fatto invecchiare per secoli, risultando egualmente consumabile, e anzi diventando via via più buono.

Se una ciliegia tira l’altra, a Vignola potrete farvi delle scorpacciate grandiose. È da qui, all’ombra della splendida Rocca dell’VIII secolo, che si produce la Moretta, ciliegia dal colore scurissimo e dal sapore dolciastro e profumato. La ciliegia vignolese è un presidio IGP, che sin da fine Ottocento è stato valorizzato con disciplinari e consorzi di tutela dedicati.

1.3 Il Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina

Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina
Il Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina, con le tre “vette” che ospitano i nidi del falco pellegrino

Nei pressi di Guiglia, uno degli otto comuni delle Terre di castelli, si può visitare l’interessante sito naturale dei Sassi di Roccamalatina.

Questo bel parco, istituito ufficialmente solo nel 1988, deve il suo nome alla presenza di tre picchi di arenaria che sorgono spontaneamente in una zona altrimenti pianeggiante. Secondo gli geologi sono quanto rimane di un complesso unico poi eroso dall’azione degli agenti atmosferici.

Insieme alle colline circostanti, al suggestivo susseguirsi di paesaggi brulli e floridi, e alla presenza di una importante biodiversità, il parco di Roccamalatina si è conquistato un posto di rilievo tra le aree verdi dell’Emilia.

Il comune di Guiglia, che ospita la sede del Parco, è soprannominato Balcone dell’Emilia. Grazie alla sua posizione favorevole, infatti, da qui si può ammirare Modena e gran parte del territorio circostante: un affaccio panoramico da rimanere a bocca aperta!

1.4 Cosa vedere nelle Terre di castelli

Gli otto comuni che compongono le Terre di castelli hanno, ciascuno di loro, un buon motivo per essere visitati. Che siano i prodotti locali, i panorami, la natura o i monumenti, un giro da queste parti difficilmente lascia delusi.

Il centro di Castelnuovo Rangone ha degli splendidi edifici storici, come l’imponente Torre dell’orologio che sorge proprio a fianco del palazzo municipale, forse quanto rimane di un antico castello. Qui si trova il Parco archeologico della Terramara di Montale, ovvero la ricostruzione di un villaggio dell’Età del bronzo, con abitazioni che sorgevano su pali rialzati, simili alle palafitte.

Castelnuovo Rangone
Castelnuovo Rangone (Foto di Mara Angelini, licenza CC BY-SA 4.0)

Terra del Lambrusco Grasparossa e della splendida piazza a scacchi, Castelvetro di Modena ha un aspetto decisamente “toscano”. Qui antichi monumenti medievali, palazzetti di colore ocra e le morbide verdeggianti colline si uniscono in un paesaggio che sembra dipinto. Proprio per la sua bellezza, oggi Castelvetro è comune Bandiera arancione del Touring Club Italiano.

I fan di Vasco Rossi conoscono bene Zocca, città natale del rocker emiliano: qui la musica è di casa, poiché nel 1975 proprio Vasco fondò Punto Radio, tra le prime emittenti libere d’Italia. È un comune giovane, anche nelle architetture: fu infatti ricostruito dopo la Seconda guerra mondiale, durante la quale le truppe di invasori distrussero gran parte della città. Molto bella la Chiesa del Sacro Cuore, di stile neoromanico, costruita a fine Ottocento.

2 Terre di castelli in moto

Poco meno di 60 chilometri lineari, che partono da Zocca e arrivano a Savignano sul Panaro.

L’itinerario delle Terre di castelli è un susseguirsi armonico di comuni e scenari provinciali, nel miglior senso che questo aggettivo riesca a trasmettere. Perfetto nel periodo primaverile e autunnale, soprattutto in corrispondenza delle feste popolari e delle sagre enogastronomiche.

2.1 Mappa

2.2 Percorso

Si parte da Zocca, la città del Blasco risalendo la zona del Panaro in direzione di Modena. Il primo tratto, quello che ci porta verso Guiglia, è segnato dalla presenza di uno dei luoghi più rilevanti delle Terre di castelli: il Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina.

Una visita che merita sicuramente, se non altro per ammirare fauna e flora del territorio. I circa 6 chilometri che separano Guiglia e Marano sul Panaro (un borgo piccolo, ma decisamente incantevole) segnano l’attraversamento del fiume Panaro e la sempre maggiore vicinanza alla Pianura Padana.

In circa 15 chilometri, lungo la Provinciale 17, raggiungiamo Castelvetro di Modena e Castelnuovo Rangone, dove a prevalere è il carattere “storico” delle Terre di Castelli.

Il tratto tra Spilamberto e Vignola è quello più gastronomico dell’itinerario, un percorso quasi rettilineo lungo la Provinciale 623 che unisce questi due interessantissimi couni.

Monteveglio
Il borghetto di Monteveglio con l’Abbazia, voluta da Matilda di Canossa

Una brevissima deviazione, seguendo la Provinciale 569, ci conduce infine a Savignano sul Panaro. Bastano solo pochi chilometri per arrivare – una deviazione sicuramente consigliata – all’Abbazia di Monteveglio.

Titolata a Maria Assunta in Cielo, questa antichissima sede di culto cattolico è legata indissolubilmente alla cosiddetta umiliazione di Canossa. Anno 1077: in piena lotta per le investiture, l’imperatore Enrico IV tentò di sfidare l’autorità di Papa Gregorio VII, che per tutta risposta lo scomunicò e lo fece “sfiduciare” dai principi tedeschi. Il papa, ospitato da Matilda di Canossa, fece attendere il pentito Enrico per tre giorni fuori dal castello della contessa, in mezzo a una bufera di neve.

Per celebrare la vittoria della Chiesa sull’imperatore, Matilda fece costruire questa abbazia, che dunque ha quasi mille anni di storia, ed è retta dai frati dell’ordine francescano.

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Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015



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